La sinistra greca in piazza per manifestare a favore di Gaza. Avvolto in una kefiah palestinese, il leader del partito del Syriza Alexis Tsipras ha radunato nella piazza del parlamento di Atene circa duemila militanti. E ha messo l’accento sul fatto che non si può non chiedere che il massacro abbia fine. “Non possiamo restare a guardare – ha detto – mentre i bambini vengono uccisi sulla costa di un continente europeo che con noi ha in comune il mare. Domani potrebbe capitare anche dalla nostra parte”. Mentre i manifestanti ellenici (e non solo) cantavano slogan come “Giù le mani da Gaza” spostandosi sotto la rappresentanza dell‘Unione europea nella capitale greca, Tsipras in un comizio improvvisato ha chiesto il cessate il fuoco da parte di Tel Aviv.

“La brutalità deve fermarsi”, con riferimento alle stragi di bambini che non accennano a vedere fine. E ha aggiunto: “Siamo allibiti e disgustati per i crimini commessi a Gaza. È una macchia indelebile nella storia dell’umanità. Il silenzio di fronte a questa carneficina, che sembra non avere fine, significa voler essere tolleranti verso la morte”. Propone di dare seguito alla protesta che sta andando in scena in tutti i continenti: “Dovremo unire le nostre forze, ovunque si trovino in Europa, con i movimenti locali e gli attivisti in tutto il mondo, per fermare l’atrocità. La Palestina è in guerra perpetua. Le atrocità non possono essere tollerate quando i civili uccisi sono i bambini”.

E ancora: “Quello che voglio sottolineare è che la voce dei movimenti di solidarietà risuoni all’interno di Israele. Una grande e importante parte del popolo israeliano si oppone alla guerra e chiede solo una giusta e pacifica soluzione sostenibile del problema, con la creazione di uno Stato palestinese, così come previsto dalle risoluzioni delle Nazioni Unite“. Intanto Gaza è il pretesto per animare lo scontro politico interno al Paese. Il sindaco di Atene, Giorgios Kaminis, sollecitato proprio dal Syriza per arrivare a discutere della questione in consiglio comunale e proporre una risoluzione pro-Gaza, ha chiuso ad ogni tipo di provvedimento, dicendo che “noi non possiamo fare risoluzioni”.

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