La Corte costituzionale ha ritenuto incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa e, all’indomani della pubblicazione delle motivazioni, tre coppie italiane, tutte residenti a Roma e che vogliono mantenere l’anonimato, hanno effettuato l’intervento attraverso un donatore esterno ed ottenuto la gravidanza. La stessa cosa è accaduta a un’altra coppia a Milano, presso la clinica Matris diretta dal ginecologo Severino Antinori. Sulla struttura sanitaria milanese i carabinieri dei Nas stanno ancora effettuando accertamenti, ma dai primi rilievi emergerebbero dubbi sul fatto che sia stata eseguita proprio questa procedura. Respinge al mittente le accuse Antinori: “Ho ottenuto una gravidanza da fecondazione eterologa, e c’è la documentazione al riguardo. I Nas non potevano accertare la gravidanza” continua il ginecologo, “perché sarebbe stata una violazione della privacy della paziente. Che questa gravidanza sia stata ottenuta è un fatto incontrovertibile”. Il medico ha riferito di avere applicato “le tecniche per la fecondazione eterologa a 7 coppie a Milano” e che la prima gravidanza riuscita “riguarda una coppia pugliese, che in precedenza aveva già fatto tre tentativi in Svizzera ma senza esito positivo”. E in lista d’attesa ci sono già altre cento coppie. Quanto ai controlli, il medico assicura che “sono stati tutti effettuati sui donatori” e che “non c’è alcun bisogno di attendere ulteriori linee guida ministeriali” perché “le procedure di sicurezza ci sono già e basta applicarle”.

Un punto sul quale interviene critica  la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, Eugenia Roccella, che commentando i primi tre casi di gravidanze da eterologa verificatisi a Roma, lancia un appello al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, affinché intervenga per impedire situazioni ”fuori dalle regole”. Per la deputata, senza le “necessarie normative di sicurezza e per la tracciabilità dei donatori, l’applicazione delle tecniche di fecondazione eterologa presenta un concreto profilo di rischio”. Roccella ritiene che “ci dovrebbero essere delle nuove autorizzazioni da parte delle Regioni ai centri di procreazione, in particolare sulla questione relativa alla selezione dei donatori per l’eterologa, che richiede particolari controlli sanitari; ancora, però, non c’è nulla. Dunque, chi agisce si assume in proprio la responsabilità”. Per Roccella è dunque “evidente che c’è un rischio alto e nel caso delle tecniche per l’eterologa, applicandole non si agisce fuori dalla legge ma fuori dalle regole che rendono legittimo e sicuro un trattamento sanitario. Non ci sono, al momento, le necessarie norme di tutela”.

La notizia delle tre gravidanze ottenute da altrettante coppie romane è arrivata da Filomena Gallo, segretario dell’associazione Coscioni. “Una settimana fa – ha detto – ho conosciuto la prima coppia che grazie ad un dono di gameti ha ottenuto una gravidanza nella sua città, Roma, e ha voluto condividere con noi l’immensa gioia di una battaglia portata avanti da 10 anni – ha spiegato  – Pochi giorni dopo la notizia di altre due coppie sempre a Roma che hanno potuto accedere alla fecondazione eterologa. Sono notizie – conclude Gallo – che danno fiducia nel futuro ma non devono essere strumentalizzate da nessuno”.

L’Associazione Coscioni ha inoltre anticipato che nei prossimi mesi sarà di nuovo davanti alla Consulta contro gli “ultimi divieti della legge 40: embrioni non idonei per una gravidanza alla ricerca e accesso alla procreazione medicalmente assistita (pma) per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. Con le coppie ci auguriamo che anche il governo e il Parlamento accolgano con soddisfazione questo annuncio e si adoperino quindi per cancellare gli ultimi divieti e non per aggiungerne altri”. Ricorsi ai quali si aggiunge anche quello promosso da Antinori, presidente peraltro dell’Associazione mondiale della medicina riproduttiva, contro il divieto di rimborso per l’eterologa ed il divieto di applicazione della tecnica ai single. 

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