Che sia stato un errore o un atto di terrorismo deliberato, l’abbattimento del Boeing malese nei cieli dell’Ucraina orientale può innescare un’escalation della violenza nella Regione. Oppure, può dare una chance alla pace. Perché mette ucraini e russi e la diplomazia internazionale di fronte all’orrore, ed ai rischi, di un conflitto fuori controllo.

Lasciamo qui stare i discorsi sulla dinamica dell’incidente e sulle responsabilità. Registriamo che gli Usa hanno elementi per dire che il missile killer è stato lanciato dalla zona dei ribelli filo-russi e riconosciamo di non avere informazioni di prima mano per aggiungere qualcosa di significativo all’intreccio delle versioni e dei dati.

Parliamo, qui, dell’impatto che l’incidente avrà, o potrebbe avere. Aldo Ferrari, un esperto dell’Ispi, ipotizza un aumento della tensione e un peggioramento della crisi. Perché negli Stati Uniti, e anche nell’Unione europea, chi mira ad ‘azzoppare’ la Russia ed a frenarne il percorso di ritorno al rango di Super-Potenza, invece che cercare un accordo con essa, potrà utilizzare l’accaduto per portare avanti una politica d’inasprimento delle sanzioni e di radicalizzazione del confronto. 

Ma c’è pure la possibilità, non remota e non solo teorica, che l’orrore universale di questa tragedia, che tocca l’Europa e l’Asia, l’America e l’Oceania, faccia capire alla diplomazia internazionale, oltre che a Kiev e a Mosca, che la questione ucraina va risolta per via negoziale, senza lasciare che il conflitto sul terreno s’incancrenisca in una guerra civile a bassa intensità. Che, in ogni momento, può produrre fiammate come l’abbattimento del Boeing.

Il Washington Post fa un’osservazione analoga: l’alto numero di vittime europee può innescare un’internazionalizzazione della crisi, ma può anche segnarne un punto di svolta. E, nell’immediato, la proclamazione di una tregua per chiarire le circostanze dell’abbattimento è un primo piccolo dato positivo.

Certo, l’ipotesi positiva ha debolezze ‘buoniste’: presuppone che tutte le parti in gioco, la Russia e l’Ucraina in primo luogo, ma anche gli Usa, l’Ue, l’Onu, riconoscano i loro errori e soprattutto rinuncino ai loro pregiudizi. Partendo dalla constatazione che il gioco della tensione è andato troppo oltre e può loro sfuggire di mano. Anzi, è già sfuggito loro di mano. 

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