La Corte dei conti della Liguria ha accolto le richieste formulate del Procuratore della Corte stessa, Ermete Bogetti, e ha chiesto alla Regione Liguria di spostare dalle poste attive del bilancio 2013 a quelle passive 194 milioni di euro, dando quindi via libera condizionata alla cosiddetta “parifica” che consentirà al consiglio regionale di discutere e approvare il bilancio la prossima settimana. Fra il togliere dall’attivo e mettere a passivo, “ballano” quasi 400 milioni di euro. Mica bruscolini, in conti pubblici in sofferenza, soprattutto nel settore della Sanità. I due punti dolenti, rilevati da Bogetti e accolti dai magistrati contabili liguri, riguardano i 103 milioni di euro del valore degli immobili ex Asl che la Regione aveva fatto acquistare ad Arte (l’ex Iacp) dopo che i ripetuti tentativi di venderli sul mercato immobiliare – in Italia e all’estero – erano andati a vuoto. I 91 milioni di euro contestati riguardano una serie di residui attivi che secondo l’organo di controllo contabile non sono esigibili e quindi debbono essere collocati a passivo, anziché ad attivo come hanno fatto in via Fieschi.

“Non escludiamo il ricorso per annullare in tutto o in parte le prescrizioni richieste”, è stato il commento a caldo dell’assessore al bilancio, Pippo Rossetti. La decisione della Corte colloca un grosso macigno sulla strada dell’approvazione in consiglio del bilancio regionale, in agenda martedì e mercoledì prossimi. Bogetti aveva rimarcato anche un ulteriore aspetto critico del bilancio regionale ligure. Il superamento dei livelli consentiti di indebitamento dell’ente. E aveva messo in guardia sul Nuovo Ospedale Galliera, per costruire il quale – aveva osservato nella sua requisitoria – “si prevede un ulteriore indebitamento”. Mentre è mettere a passivo e “necessaria una seria riflessione sull’ intenzione più volte annunciata di gravare il bilancio regionale per coprire con ulteriore indebitamento una parte rilevante dell’investimento occorrente per la realizzazione del nuovo Galliera“, anche alla luce delle “difficoltà emerse per l’operazione di vendita degli immobili di Arte“. Infine Bogetti aveva rimarcato come “il progetto dell’ospedale di vallata sia stato definanziato per spostare finanziamenti sul nuovo Galliera”.

Una critica pesantissima che rimette in discussione il progetto del nuovo ospedale voluto dal cardinal Bagnasco (presidente dell’ente ospedaliero) e supportato dal governatore Burlando e dalla giunta contro il parere di un folto comitato di cittadini del quartiere. La parifica da parte della Corte dei Conti era stata preceduta da un clamoroso caso che aveva coinvolto il governatore Burlando. Secondo il Secolo XIX, Burlando aveva chiamato al telefono il presidente della Corte, Ennio Colasanti, al quale avrebbe rivolto questa frase: “Ma allora volete farmi dimettere!”. Burlando aveva smentito e un rovente scambio via twitter con il quotidiano aveva infiammato il caso. “La frase che mi attribuisce @ilsecolo XIX ‘Ma allora volete farmi dimettere!’ è completamente inventata”. Replica del quotidiano: “@claudioburlando smentisce, ma la frase è vera. Come la telefonata che il presidente non smentisce. Imbarazzante!”. Controreplica del governatore ligure: “@ilsecoloxix. Ribadisco: la frase virgolettata è falsa”. Il governatore ha preanunciato querela contro il quotidiano.

All’udienza della Corte che venerdì 18 ha concesso la parifica a condizione dell’iscrizione a passivo dei 194 milioni di cui si è detto, non ha partecipato il governatore Claudio Burlando, in vacanza in Sardegna. Burlando aveva ammesso la telefonata a Colasanti, spiegando di averla fatta per chiarire alcuni aspetti del bilancio. Nessuna pressione, insomma, secondo il governatore ligure. Dall’anno scorso l’approvazione del bilancio in consiglio regionale è sottoposta al vaglio preventivo della sezione di controllo della Corte dei Conti, che deve concedere la “parifica”, ossia deve validare i numeri presenti nel documento. Ai giudici contabili, fin dalla presentazione del documento di bilancio, non erano sfuggite alcune incongruenze.

Anzitutto i 103 milioni di euro contabilizzati in entrata a seguito delle dismissione di un pacchetto di immobili appartenuti al patrimonio delle Asl liguri. Ambulatori, uffici, appartamenti che la regione Liguria aveva invano collocato sul mercato. Il presidente Burlando era persino volato in Russia per esibirli su uno dei mercati immobiliari più vivaci, ma non aveva trovato acquirenti neppure all’ombra del Cremlino. La soluzione per scavalcare l’impasse era stata trovata da Burlando in quella che il procuratore Bogetti ha definito “una cartolarizzazione”, ottenuta facendo acquistare gli immobili da Arte (l’Agenzia per l’edilizia territoriale) in modo da liberare risorse per alleggerire il bilancio regionale nel settore della Sanità.

La trovata non è stata apprezzata dai magistrati contabili. Tappato un buco di bilancio infatti se n’è aperto un altro che ha costretto Arte a ricorrere al finanziamento da parte presso Banca Carige, che scaricherà sui conti di Arte (e dunque sui contribuenti) il peso degli interessi passivi per ripagare il mutuo. Altri rilievi la Corte dei Conti in sede istruttoria (ma non in fase decisionale) li aveva sollevati sulle esposizioni debitorie della Regione Liguria nei confronti di Merrill Lynch, con cui erano stati stipulati contratti per l’acquisizione di titoli derivati. Accolti invece i rilievi sui residui attivi, in ordine alla loro effettiva esigibilità. Una zona d’ombra, questa, già evidenziata nella parifica dello scorso anno e che è stata riconfermata anche oggi.

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