Una battaglia combattuta a colpi di ordinanze, denunce e da ultimo, richieste di rinvio a giudizio. Sarà un’estate caldissima all’ospedale di Brescia, culla della somministrazione del trattamento Stamina: lunedì prossimo, Marino Andolina (numero due di Stamina Foundation) sarà agli Spedali Civili per la seconda infusione al piccolo Federico. Dopo essere stato nominato dal giudice di Pesaro “commissario ad acta”, sarà lui stesso a coordinare e probabilmente ad autonominarsi di nuovo, medico infusore. Ma lunedì ci sarà anche un altro medico, ‘esterno’ all’ospedale pubblico lombardo: è Giuseppe Morfino, presidente dell’ordine dei medici di Trapani, nominato dal tribunale della città siciliana ausiliario del giudice per garantire la prosecuzione del trattamento. Morfino, non ha escluso di somministrare il trattamento personalmente, in assenza di camici bianchi ‘interni’ o ‘esterni’ disposti ad aiutarlo. Il paziente è un bambino di Trapani, il cui caso risale a febbraio (come vi avevamo anticipato), ma solo recentemente ha subito un’accelerazione.

Nulla cambierà invece per i medici dell’ospedale di Brescia su cui da ieri pende la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Torino. “Qualsiasi provvedimento è prematuro – spiega Ezio Belleri (direttore degli Spedali Civili) al fattoquotidiano.it – aspettiamo sicuramente la decisione del Gup. Dobbiamo ancora acquisire gli atti. E poi i medici si sono già autosospesi dall’attività Stamina”. Alla direzione dell’ospedale, basta questa rassicurazione, per non intervenire sulla posizione dei quattro camici bianchi che hanno avuto un ruolo nella vicenda Stamina e che il 4 novembre si presenteranno all’udienza preliminare. Si tratta di Ermanna Derelli, direttore sanitario dell’ospedale di Brescia, che secondo il procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello “promuoveva l’attività di Stamina Foundation agli Spedali Civili malgrado l’assenza dei requisiti prescritti”; Fulvio Porta, direttore dell’Unità Operativa di Oncoematologia Pediatrica e coordinatore del progetto di collaborazione tra la fondazione di Davide Vannoni e l’ospedale di Brescia. Carmen Terraroli, membro della segreteria scientifica del Comitato etico del Civile, che a differenza di quello di Bergamo diede l’assenso alla convenzione tra il presidio ospedaliero bresciano e la Stamina Foundation e Arnalda Lanfranchi (moglie di Fulvio Porta), responsabile del laboratorio per le cellule staminali. Secondo la procura, aveva “accettato, nel laboratorio da lei diretto, che le fasi di produzione e controllo (delle cellule, ndr) fossero eseguite in piena autonomia da Stamina Foundation, anche se il protocollo di pro cessazione del materiale era segreto”. Stralciate per ora le posizioni di altri 7 indagati.

La richiesta di rinvio a giudizio riguarda ovviamente anche il numero uno di Stamina Foundation, indagato insieme ad altre 12 persone per associazione a delinquere e truffa. Davide Vannoni si difende annunciando “una denuncia” contro una serie di persone che a suo avviso “hanno istigato anche con articoli e dichiarazioni pubbliche i medici degli Spedali Civili di Brescia a decidere di sospendere le infusioni Stamina”. Anche Marino Andolina e Erica Molino (biologa di Stamina) dovranno comparire davanti al Gup. Ma proprio la ricercatrice, che non è un medico, è stata nominata dal tribunale dell’Aquila, a partire dal 25 luglio, capo dell’èquipe che provvederà all’infusione per la piccola Noemi, bimba di due anni della provincia di Chieti, affetta da Sma1. Intanto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin alza le braccia. All’ordine dei medici di Brescia che le chiedevano “un atto politico per sospendere i trattamenti Stamina”, ha risposto così: “Al momento, nessun decreto per bloccare la terapia”.

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