Se avesse immaginato ad attenderlo nella nativa Itaca un Telemaco di renziane fattezze, giovane uomo dall’accento fiorentino e dalla pedante vocina bambinesca, forse Ulisse non si sarebbe dato tanto pensiero e se ne sarebbe rimasto con la bella ninfa Calipso a Ogigia vita natural durante. Ma la fantasia ci lascia immaginare che il Telemaco originale avesse poco a che vedere con quello che oggi corre senza sosta tra il litorale di Palazzo Chigi, quello di Palazzo Madama, quello del Quirinale e quello del Nazareno al grido di “Riforme o morte”.

In realtà il Telemaco del terzo millennio ricorda più Macaulay Culkin di “Mamma ho perso l’aereo“, che, dimenticato a casa dai genitori e rimasto dunque padrone assoluto della casa, se la spadroneggia tra le quattro mura domestiche mangiando schifezze e saltando sui letti. Solo che a Palazzo Madama, ahimè, i genitori non torneranno a riportare l’ordine e Matteo continuerà a saltare sugli scranni fino a data da destinarsi. “Bisogna essere bischeri senza perdere la prepotenza”: la rivisitazione del motto cheguevariano sottende tutto l’agire del nostro premier battutaro. 

All’assemblea dei gruppi Pd di martedì sera Renzi ha detto “Non sono qui per imporvi le mie idee ma per costringerci a una tempistica stringente e a un impegno preciso verso il Paese”. O per dirla con Razzi : “Essere dissidenti è bello ma io non lo sarei; date retta a me amici miei, facciamoci un Senato tutto nostro”. 

Insomma, Telemaco-Matteo ha decretato che chiunque si metta di traverso alle sue riforme fa parte dei Proci cattivi e va eliminato; ed è inutile che Anna Penelope Finocchiaro stia lì a sfare e disfare questa benedetta tela di emendamenti per prendere tempo, perché Matteo non ha nessun Ulisse da aspettare e non solo il Senato ma tutta Itaca dovrà essere a sua immagine e somiglianza entro mille giorni.

D’altronde, a meno che non se ne cerchi un senso forzando brutalmente le cose, neanche strumentalizzando la visione di Recalcati di una generazione Telemaco che si mette in viaggio alla ricerca di un padre nei confronti del quale prova una profonda nostalgia, si capisce cosa diavolo abbia a che fare il rottamatore  per antonomasia con il figlio vissuto nell’assenza e nell’attesa del ritorno paterno. Ma che Renzi sulla questione delle generazioni precedenti abbia le idee un po’ confuse non è un gran segreto: mentre con un padre (tra poco Costituente oltretutto), capace di far impallidire il più feroce dei Proci, decide di riscrivere le future fondamenta del Paese, su buona parte del lavoro e degli insegnamenti di chi lo ha virtuosamente preceduto è pronto a passare oltre, cancellando tutto con un colpo di spugna, in nome della velocità.

Per gli altri Ulisse ancora in circolo un posticino si trova, l’importante è che siano d’accordo con Speedy Telemaco.

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