Roberto Saviano non può dire: non sapevo. Il Fatto Quotidiano l’aveva rivelato cinque giorni dopo la fine delle riprese. Era il settembre 2013 e chi vi scrive annunciava: ‘Gomorra la serie’ ha affittato la casa, utilizzata per le riprese degli interni del boss Savastano, da un vero boss del clan Gallo di Torre Annunziata. Eppure Saviano non fiata.

Poi a maggio Il Fatto Quotidiano rivela: c’è un’indagine in corso per estorsione sulla serie tv ed è coinvolta la produzione. E anche allora Saviano non commenta.

Oggi il nucleo investigativo dei Carabinieri di Torre Annunziata arresta tre esponenti della famiglia Gallo per estorsione aggravata dal metodo mafioso e la dda indaga su tre grossi calibri della produzione – Matteo De Laurentiis, Gianluca Arcopinto e Gennaro Aquino – per favoreggiamento al clan: avrebbero aiutato i loro estorsori a eludere le indagini della magistratura. Lo scrive il gip di Napoli Marina Cimma.

E quindi, a maggior ragione oggi, Roberto Saviano non può dire di non sapere che la produzione di Gomorra la serie, per la quale ha speso fiumi di parole su Sky, celebrandone la finalità anti camorristica, in realtà non soltanto pagava la location a un boss, non soltanto la pagava senza denunciare, ma addirittura aiutava il clan a eludere le indagini della direzione distrettuale antimafia.

Forse Saviano non riteneva attendibili le notizie del Fatto Quotidiano. O forse aspettava che la magistratura facesse il proprio lavoro. In entrambi i casi, ora il favoreggiamento della produzione, nei confronti del clan, è un’accusa messa nera su bianco in un’ordinanza d’arresto.

E allora: qual è – alla luce degli atti d’inchiesta – il messaggio che Gomorra la serie ha lasciato alla gente di Torre Annunziata? E come si pone, Saviano, dinanzi a questo messaggio?

Saviano dovrebbe rispondere a queste due semplici domande. Perché le sue parole hanno un peso. Perché Saviano ha avuto il merito di rompere il silenzio, di creare un’ondata d’indignazione sulla camorra, di accendere i riflettori lì dove il buio regnava da decenni: questo fu il suo romanzo inchiesta. Se anche oggi Saviano non ha nulla da dire, se la sua parola non riesce a commentare questi episodi, che non appartengono alla fiction, ma alla vita reale, e riguardano Gomorra la serie e i suoi produttori; beh, se neanche oggi Saviano ha nulla da dire, se non sente di dissociarsi da questi comportamenti, allora non c’è via d’uscita: Gomorra è ormai solo un brand. E Saviano s’è ridotto a essere il suo testimonial. Ma siamo intimamente convinti del contrario: Saviano, su, di’ qualcosa. 

Post scriptumNel tardo pomeriggio, Roberto Saviano ha deciso di rompere il suo silenzio sulla vicenda. Ecco l’intervento sulla sua pagina Facebook

“Questa mattina ho appreso dai giornali dell’indagine che riguarda Gomorra – La Serie. Sono stati arrestati tre esponenti del clan Gallo-Cavalieri di Torre Annunziata per estorsione ai danni della casa di produzione e indagati tre rappresentanti di Cattleya (per altro, sempre sulla stampa, sto leggendo i testi delle intercettazioni e sono agghiaccianti). Ho voluto parlare personalmente con il presidente di Cattleya per capire come stessero le cose, quanto sapessero al riguardo, e mi ha assicurato la totale estraneità della casa di produzione. Cattleya ribadisce che “la magistratura, stante l’intervenuto sequestro dell’immobile da parte della Procura competente, successivo alla data del contratto di locazione, ha autorizzato lo svolgimento delle riprese e disposto che il restante pagamento della locazione venisse effettuato, come è effettivamente avvenuto, su un conto indicato dalla Amministrazione Giudiziaria”. Naturalmente leggo i giornali e le notizie sono molte e non tutte univoche. C’è chi riporta un ulteriore pagamento alla famiglia Gallo, successivo al sequestro della villa, in conseguenza di minacce che la produzione avrebbe ricevuto dal clan di Torre Annunziata. Non mancherò di aggiornarvi in merito a questa vicenda”.

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