Centodieci anni di storia sono stati cancellati alle 19 di martedì 15 luglio. La Robur Siena non esiste più. E la città del Palio subisce il secondo colpo nel giro di una settimana, aperta dal fallimento del Mens Sana Basket e chiusa dall’addio ai ‘pro’ della società di calcio. Crollano pezzi di storia sotto il peso dei debiti nel cuore economico della Toscana, che scompare dalla cartina geografica dei due sport principali dopo anni di grandeur anche grazie al sostegno di ‘mamma’ Monte Paschi, che ha portato lo sport senese ai massimi livelli italiani ed europei.

LA SITUAZIONE – Il calcio – esposto per 51 milioni di euro con Mps e 12 con i fornitori – si eclissa in realtà per molto meno. Il numero chiave è sette, quanti i milioni di arretrati, tra stipendi e contributi relativi al 2014, da versare in questi giorni, dopo il primo pronunciamento negativo della Covisoc lo scorso 11 luglio. Ma i documenti riguardanti il saldo delle inadempienze amministrative e le fideiussioni non sono giunti nella sede dell’organo di controllo. E anche la Robur è andata ko. Il Siena avrebbe dovuto partecipare al prossimo campionato di Serie B, invece il Consiglio Federale del 18 luglio prenderà atto del mancato ricorso e ratificherà la scomparsa del club, costretto ora a ripartire dalla D o dall’Eccellenza. Ma anche questa è una corsa contro il tempo perché resta mezzo milione di euro da trovare in quindici giorni per mettere in piedi una società che possa giocare in un campionato dilettantistico.

IL TENTATIVO IN EXTREMIS – L’annuncio dell’addio al calcio professionistico è stato dato sul sito del Siena Calcio, di proprietà della famiglia Mezzaroma, secondo cui “nonostante i molteplici tentativi svolti al fine di procurare l’iscrizione della squadra alla nuova stagione non è stato possibile conseguire detto obiettivo”. Una mano avrebbe dovuto darla un fondo internazionale con sede in Svizzera, tramite la società Limpida Sagl. “Tempi tecnici”, afferma il mediatore Daniele Casella, avrebbero impedito il salvataggio in extremis della Robur, che dall’alba del 2000 si era stabilmente inserita nell’élite del calcio italiano rialzandosi all’istante dal primo scivolone in Serie B.

DODICI ANNI DI GLORIA – Lo storico sbarco in Serie A avviene nella stagione 2002/03 sotto la proprietà dell’imprenditore Paolo De Luca, la guida tecnica di Giuseppe Papadopulo e le sgroppate di Rodrigo Taddei, allora sconosciuta ala brasiliana. Siena conquista sette salvezze conseguite, prendendosi anche la soddisfazione di sgambettare una big come l’Inter, rimandandone la vittoria scudetto nel 2008/09. Ma a metà del successivo campionato, il pacchetto azionario passa nelle mani della famiglia d’imprenditori edili Mezzaroma e sei mesi dopo i bianconeri retrocedono. La caduta è un attimo, così come il ritorno in A grazie all’ingaggio di Antonio Conte, che dopo l’esperienza senese spiccherà il volo verso la panchina della Juventus, abbandonata nelle stesse ore in cui è scomparso il Siena. Due salvezze, le semifinali di Coppa Italia nel 2012 e un nuovo crollo. Nulla di traumatico, se paragonato a oggi.

DUE ADDII IN 7 GIORNI – Ora esplode sul web la rabbia dei tifosi, vibrante e forte come la preoccupazione in una città che negli ultimi quindici anni era diventata un’isola felice nel panorama sportivo italiano. Insieme alla Robur, infatti, anche la pallacanestro aveva raggiunto vette sconosciute per poi ritrovarsi nei guai. La Mens Sana, inondata di milioni dalla banca senese, ha vinto il primo scudetto nel 2004 e sette di fila tra il 2007 e il 2013, ha coltivato il coach della nazionale Simone Pianigiani e si è imposta anche in Europa. E poche settimane fa ha sfiorato il nono trionfo, nonostante una situazione già compromessa. A febbraio, infatti, la società era stata messa in liquidazione dopo la mancata approvazione del bilancio, in perdita per quasi 5 milioni e mezzo di euro. E sui perché del crac pende anche l’indagine Time out della procura senese, che a maggio ha portato agli arresti domiciliari l’ex dirigente Ferdinando Minucci. Tra il 2006 e il 2012, secondo i magistrati, la società avrebbe alterato conti e bilanci con una serie di acrobazie finanziarie, che ilfattoquotidiano.it aveva in parte anticipato nel gennaio 2013. L’addio della Mens Sana era stato uno schiaffo al ‘groviglio armonioso’, ricetta apparentemente vincente del microcosmo senese, oggi definitivamente steso dalla scomparsa del calcio. Il tramonto in piazza del Campo non era mai stato così nero.

Twitter: @AndreaTundo1

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