Da qualche parte un ricercatore in comunicazione sta già cercando il titolo per il prossimo libro sul conflitto tra Gasparri e internet e chissà se qualcuno gli ha suggerito “Fenomenologia di un vicepresidente del Senato su Twitter“.  Lo hanno esortato a lasciar perdere lo smartphone, a non toccare niente che possa avere a che fare con il web e con i social network, ma dall’insulto contro gli inglesi non si è più fermato ed è arrivato l’altroieri alla sua personale finale: i tweet contro la Merkel.

È stato il mondiale della Germania, della disfatta del Brasile e del deludente Messi in finale. Iniziato con la vittoria dei padroni di casa contro la Croazia e finito con l’Argentina sconfitta dai tedeschi nei tempi supplementari. Mentre le uniche storie da raccontare sembravano venire dal campo, su internet si giocava un’altra partita, quella tra Gasparri e Twitter.

Un match iniziato con l’insulto agli inglesi “boriosi e coglioni” e finito con “l’impietoso paragone tra l’orrenda Merkel e le giovani argentine inquadrate”. Nel mezzo una richiesta di nome e cognome alla rivista Wired perché, a detta del vicepresidente del Senato, non ci si può nascondere dietro l’anonimato del nome @wireditalia.

Insulti

Tutti si sono meravigliati quando dopo la vittoria contro l’Inghilterra ha insultato i britannici in maniera così diretta, sbarcando addirittura sul Guardian con una visibilità inaspettata. Ma c’era tutta l’italianità nel capire che il caffè può essere superiore al tè, nel vedere quegli italiani disordinati sulla scaletta dell’aereo vincere contro quei così seri inglesi. E c’è tutta la cultura italiana media nel leggere i difetti, maledetti ogni giorno, come inqualificabili pregi.

Sempre contro l’arbitro (anche se è italiano)

E tutto il senso della patria si perde quando l’arbitro italiano Rizzoli fischia un fallo dubbio di Higuain sul portiere tedesco Neuer. Gasparri, dal divano virtuale di Twitter, non può fare a meno di commentare:

Maurizio e i suoi fratelli

Ma Gasparri diventa all’improvviso argentino, chiama i tifosi della squadra di Sabella “fratelli latini” e sembra davvero dispiacersi quando pensa a tutti quei sostenitori che hanno speso soldi per andare in Brasile. Fa vedere la sua parte più tenera, ma diventa subito spietato con un commento sull’attribuzione del Pallone d’Oro del Mondiale a Leo Messi. Massimo rispetto per i fratelli latini, ma l’attaccante del Barcellona non ha fatto la differenza e non meritava proprio nulla.

Il tweet “rosicone”

Ma il Mondiale di Gasparri si conclude con l’immagine dei tedeschi, forse anche loro boriosi e coglioni, che festeggiano. Le telecamere continuano ad inquadrare Angela Merkel felice che abbraccia dall’ultima riserva tedesca fino al capitano Lahm. Maurizio non può perdere l’occasione per “rosicare”.

La petizione lanciata per togliergli lo smartphone non ha avuto successo e Gasparri ha continuato a twittare, mischiando mondiali e politica, sport e istituzioni. Ma sta proprio in questo mix la grandezza di colui che è stato – ironia della sorte – ministro delle Comunicazioni: nei suoi tweet c’è l’insulto facile e continuo, il commento, talvolta superfluo, su tutto ciò che si può commentare, il prendere una posizione netta e decisa anche quando non ce n’è bisogno. Gasparri, e questo bisogna riconoscerlo, ha messo d’accordo tutti, non si usa Twitter come fa lui e forse un po’ ci siamo riconosciuti in quei messaggi da allenatore, politico, presidente Fifa e Figc allo stesso tempo, e soprattutto ci ha fatto sentire un po’ più esperti di social network.

Twitter: @carlovalentino2

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