No, no, non ho nessuna intenzione di discettare anch’io di calcio, quest’oggi. Non mi compete. Ma mi piacerebbe raccontarvi alcuni fatti “collaterali” che hanno contrassegnato questi mondiali, visti dall’Africa, che da sempre segue con particolare ardore le competizioni calcistiche.

Al di là del valore crescente di alcune nazionali (valutazioni nelle quali – da profana – non mi addentro), attorno alle partite in Brasile si sono giocati molti altri “derby” interni. L’ultimo in ordine di tempo, quello del Ghana: 193 ghanesi recatisi in Brasile come tifosi con regolare visto turistico hanno depositato domanda d’asilo dicendosi in pericolo per via di scontri religiosi “tra gruppi musulmani” nel paese. Una gran parte di loro pare fosse nella delegazione ufficiale ghanese. Dalla capitale Accra si nega la cosa, e in effetti da vent’anni a questa parte il Ghana è uno dei paesi più stabili d’Africa e non si ha notizia di scontri.

Ma il Ghana è finito nell’occhio del ciclone anche per un’inchiesta del giornale inglese The Telegraph, secondo cui il presidente della Federazione ghanese di calcio (Gfa) era disposto a truccare alcune partite internazionali. Tutto raccontato in un video girato all’insaputa dell’interessato, che si mostra disponibile a combinare risultati. Accuse simili sono state rivolte da Der Spiegel riguardo al match Camerun-Croazia, finito 4 a 0 in favore dei croati: secondo l’inchiesta del quotidiano tedesco, la partita sarebbe stata combinata per via di alcune scommesse truccate sul risultato e anche sull’esclusione di un giocatore nel primo tempo. Del resto, il Camerun ha collezionato tre sconfitte, condite da episodi poco edificanti in campo, e il presidente Paul Biya ha addirittura ordinato al primo ministro di aprire un’inchiesta sulla débâcle.

E veniamo al tema spinoso dei premi: i giocatori del Ghana lo hanno preteso in anticipo e non a fine competizione, e così il 25 giugno un aereo speciale è decollato alla volta del Brasile con tre milioni di dollari a bordo. In contanti.

In Nigeria, d’altra parte, il presidente Goodluck Jonathan aveva approvato il pagamento anticipato di 3,85 milioni di dollari ai suoi giocatori prima della decisiva partita con la Francia (persa), per “motivarli”. Il tutto, mentre negli stessi giorni, nel nord del paese, Boko Haram minacciava chiunque si fosse azzardato a guardare in pubblico le partite e piazzava un ordigno che mieteva vittime tra la gente che in un bar assisteva a una diretta dal Brasile.

Da ultimo: la Nigeria una settimana fa è stata sospesa dalla Fifa da tutte le competizioni internazionali a causa di “interferenze politiche: il governo (tramite decisione della Corte Suprema) ha infatti licenziato tutta la federazione nazionale, pur non avendone alcun diritto. E – notizia di poco fa – la nazionale femminile under 20 rischia di non essere ammessa ai mondiali femminili che si terranno in agosto in Canada, poiché la scadenza posta dalla Fifa per reintegrare la Federazione nazionale nigeriana è il 15 luglio. Data nella quale è previsto uno sciopero nazionale dei tribunali e quindi nemmeno la Corte suprema lavorerà.

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