“Non capisco l’attività della Dda. Gli arresti non servono, così si criminalizza e basta”. Don Benedetto Rustico non sembra aver capito il senso delle indagini avviate dalla Procura di Reggio Calabria sulla processione di Oppido Mamertina che si è tenuta il 2 luglio scorso quando la statua della Madonna delle Grazie ha effettuato l’inchino davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti. Ma soprattutto il parroco di Tresilico non ha capito le parole di Papa Francesco che, dalla vallata di Sibari, due settimane prima aveva scomunicato mafiosi.

Dalle colonne de La Stampa, infatti, don Benedetto Rustico lancia il suo contro-anatema in salsa calabrese ripetendo gli stessi discorsi dei suoi parrocchiani. Si scaglia contro la magistratura e contro il maresciallo della stazione di Oppido Mamertina, Andrea Marino, “reo” di avere fatto saltare il tappo di un rito religioso condizionato dalla ‘ndrangheta capace di fare “inchinare” la Madonna vicino all’abitazione del boss agli arresti domiciliari. “Si criminalizza e basta. – ripete come un mantra don Benedetto – La processione ha sempre fatto lo stesso percorso, da decenni fa quel mezzo giro in prossimità di corso Piemonte, si faceva già molto prima che la famiglia Mazzagatti si trasferisse in quella strada. Tra i portatori della statua della Madonna che sono finiti sotto inchiesta c’è chi ha avuto un tumore e ha fatto un voto e c’è anche chi ha avuto problemi con la giustizia, ma la redenzione è per tutti. Tra i portatori c’è anche chi ha avuto problemi con la giustizia. Ma la redenzione è per tutti”. E se ci sarà un processo per gli indagati che potrebbero essere accusati di associazione mafiosa? “Saremo al fianco di questi ragazzi, ci costituiremo con loro non possiamo abbandonarli, perché non hanno fatto niente”.

Come ha già fatto la figlia del boss Giuseppe Mazzagatti, anche Don Benedetto non risparmia critiche al maresciallo Marino che, qualche giorno prima della processione, aveva avvertito i membri della commissione della festa per invitarli a non fare soste o inchini davanti l’abitazione di ‘ndranghetisti: “Ha parlato soltanto con qualcuno. – sostiene il parroco -. Poi bisognerebbe capire un’altra cosa: se il suo era solo un consiglio o un ordine. Ci conosciamo da tempo con il maresciallo e ci siamo sempre confrontati nel reciproco rispetto. Per esempio, so che lui non è d’accordo quando facciamo le preghiere per i detenuti, ma lui è un carabiniere”. Tra i detenuti di Oppido Mamertina in questo periodo ci sono anche alcuni cugini del parrocco, fino all’anno scorso portatori della vara, arrestati nell’operazione “Erinni” per associazione mafiosa e indagati per omicidio. Ma “la rendenzione è per tutti”.

Evidentemente la pensa così don Benedetto Rustico che il 6 luglio scorso aveva invitato i suoi parrocchiani a prendere a schiaffi il giornalista del Fatto Quotidiano che voleva addirittura entrare in chiesa. Un comportamento che non ha fatto altro che aumentare le polemiche sul rapporto ‘ndrangheta-Chiesa. Il parrocco di Tresilico è in attesa di capire se la sospensione di tutte le processioni della diocesi a tempo indeterminato è l’unico provvedimento assunto dal vescovo Milito. O se, per lui, c’è già pronta una nuova parrocchia lontano dalla Calabria. 

di Lucio Musolino

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