In tutta sincerità non pensavo di avere amici in comune con Silvio Berlusconi. Casualmente, invece, a casa di un uomo d’affari libanese me lo trovo in bella mostra sul tavolo del salotto. Anzi, è il pezzo forte dell’arredo. E’ un tomo di una decina di chili, si potrebbe usare anche come attrezzo sostitutivo da palestra.

Argomento della serata: Berlusconi. Ora, condannato ai servizi sociali non può lasciare Milano, se non per recarsi a Roma. Ma potrà andare in vacanza per due settimane a Villa Certosa? Impedimenti di tipo legale-logistico a parte potrebbe, comunque, essere per lui l’ultima estate visto che la proprietà sarebbe pure in vendita. E a quanto? Si parla di 400 milioni di euro.

Questa struttura non incontra il mio gusto, ma non può lasciare indifferenti. Il suo destino di uomo fuori dalla norma si riflette anche nella casa di vacanze elaborata con spirito cafonal-grandeur. Al confronto Versailles è di un gusto monacale.

Pure Silvio ha i suoi problemi di spending review e e si fa i conti della serva. Gli costano troppo vulcani artificiali, cinque-sei piscine, acquario, grotte, laghetti, orto imperiale, oliveto, boschetti, palmeti, statue, anfiteatri, cactus e giostre.

La Certosa, sottotitolo: Il Giardino del presidente.
Inizia con un suo portrait (photoshoppato), con folta chioma e senza rughe. Segue la biografia di successo che vuole Silvio protagonista dell’Italia che lavora. Bèh, di cose ne ha fatte: ha iniziato come costruttore (Milano 2 e Milano 3), poi la nascita della televisione commerciale, la concessionaria di pubblicità, la casa editrice, le testate giornalistiche, i quotidiani, passando per il Milan (7 scudetti e 5 Coppe dei Campioni).

La Villa è divisa in una sorta di parco a tema: lo compongono il Lago delle Palme, il Cottage, l’Agorà, il Museo degli Hibiscus, il Museo dei cactus, le Vele, la thalasso, l’Orto della salute, la Serra, il Lago delle Palme, il Lago dei cigni, l’Agrumeto, il Labirinto, il Nido dell’aquila ( oops, si chiamava così anche il buen retiro di Hitler in Bavaria).

La sezione dedicata agli artisti apre con nugolo di ninfe di bronzo, ammicanti, in deshabillé. Che sia un ricordo delle olgettine? Una profusione di mosaici in tutte le sfumature del verde, del blu e del giallo oro da far impallidire le toilette di Dolce & Gabbana.

“Mi picco – dice – di non essere un esperto di parchi e guardini, ma credo di aver messo a dimora più alberi io di qualunque altro paesaggista”, scrive in un impeto di modestia. Cita ‘Le affinità elettive’ di Goethe e ‘Il giardiniere appassionato’ di Rudolf Borchardt per esprimere quella eterna tensione tra una natura perduta e il creatore divino. Irraggiungibile per tutti. Ma non certo per Berlusconi che vive con pathos le varie trasfigurazione.

L’insieme echeggia un parco divertimenti, un resort di lusso in Kazakhstan, una feria dell’arredo, le grotte di Postumia, il tutto in salsa mistico politico con escursioni nella mitologia. Percorsi con sculture allegoriche, inno alla libertà, alla democrazia e, non ci crederete, all’uguaglianza, su tutte troneggia la Centaura della Pace. La piscina con sfioro digradante ha un bagnasciuga di sabbia bianca finissima, sembra di essere alle Maldive.

L’Anfiteatro al tramonto proietta le ombre di svettanti cactus inseriti fra le rocce, di fianco il gazebo flottante che in realtà è una barca che serve a traghettare gli ospiti da una sponda all’altra. Il lago delle palme con 1200 esemplari è un’oasi in grado di fornire acqua in caso d’incendio. Per l’orto a forma di croce si è ispirato all’orto medioevale dove anticamente i frati coltivavano ebe mediche. L’architetto di questo Eden in terra è l’architetto Gianni Gamondi (che si vanta discepolo di Giò Ponti).

Non mancano i richiami ai concetti di eternità e perfezione e i riferimenti biblici: dal giardino degli Ulivi (centenari) al capitolo dei lavori in corso che lui chiama tout court La Genesi. E Berlusconi fu.
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