Dice il proverbio “Chi fa da sé, fa per tre” e, si sa, la saggezza popolare raramente sbaglia. Accanto ad un’Italia pigramente adagiata sui propri problemi, alle discussioni sterili sulla meritocrazia e sulla “mignottocrazia”, ai luoghi comuni prontamente sfoderati per giustificare un insuccesso, c’è un’altra Italia, fatta di giovani talenti che, con sacrificio, determinazione e grande passione,  hanno scelto di crearsi da soli la loro opportunità, mettendosi in gioco senza paura di sbagliare; perché quando l’obbiettivo è chiaro, le difficoltà seminate sul cammino, non sono ostacoli, ma nuove opportunità per fare meglio. Il tutto unito alla voglia di continuare a sognare in un Paese in cui la parola “sognatore”, quasi sempre, identifica qualcuno che ha già perso in partenza: “Smettila di fare il ‘sognatore’ ..” , ” Quello lì è un povero ‘sognatore’, che ci vuoi fare?”.

Chissà quante volte Ciro De Caro, si è sentito ripetere una di queste frasi. Specialmente quando ha deciso di dar fondo a tutti i suoi risparmi, di vendere la macchina e di investire tutto ciò che aveva in un film, il suo film. Classe 1975, Ciro è un giovane regista con alle spalle un’esperienza decennale negli spot pubblicitari, che dopo vari e inutili tentativi per trovare qualcuno che decidesse di investire nel suo film, ha deciso di farlo da solo: “Non c’era una sola persona, a parte noi, che credesse in questo film, tutti ci ripetevano le solite cose: non ci sono attori famosi, il regista non è famoso, chi mai se lo andrà a vedere?! Così, siccome nessuno ci apriva le porte del cinema, le abbiamo sfondate a calci”. Spaghetti Story, questo è il titolo del film, è costato 15.000 euro ed ha avuto una lavorazione di soli unici giorni. Al progetto hanno partecipato tanti amici del regista, che hanno messo a disposizione, oltre ad una piccola parte di denaro, la loro professionalità.
 


 

Il cast è composto da giovani attori sconosciuti (ancora per poco) e bravissimi, a cominciare dai due protagonisti: Cristian di Sante e Valerio di Benedetto, che nel film interpretano rispettivamente, Scheggia e Valerio, coppia ben assortita di amici trentenni attraverso la quale, il regista, offre una duplice visione del precariato dei nostri tempi che, per l’appunto, pone spesso di fronte alla scelta tra sogno e realtà: da un lato c’è Valerio, che non vuole rinunciare al grande desiderio di fare l’attore e si arrabatta come può per mantenersi, in attesa della grande occasione, del provino giusto, della telefonata che “gli svolterà la vita”, salvo poi rimediare all’ultimo momento sull’aiuto della sorella maggiore; dall’altro c’è Scheggia, coi piedi ben piantati nella dura realtà che considera quasi ridicoli i sogni di gloria dell’amico, ma che al contrario di quest’ultimo che convive con la fidanzata, vive ancora con la nonna anziana e fa il pusher per garantirsi dei piccoli guadagni facili. La storia e i dialoghi sono così autentici e ben scritti, che è quasi impossibile non immedesimarsi nei personaggi. E tutto questo spiega lo straordinario successo che il film ha avuto in poco tempo.
 

Inizialmente era prevista una programmazione di tre giorni in una sola sala a Roma e in un’altra a Trieste; nel giro di quattro mesi, solo attraverso il passaparola delle persone che lo andavano a vedere ­senza nessun altro tipo di pubblicità le sale sono diventate settanta e il film ha ricevuto vari premi e riconoscimenti; l’ultimo proprio qualche giorno fa, da parte di Nanni Moretti, che ha voluto Spaghetti Story nella sua rassegna dedicata alle opere prime “Bimbi Belli”, all’Arena del Nuovo Sacher a Roma. I sogni diventano film oppure serie tv, com’è capitato ad un altro progetto indipendente, nato quasi per caso dalla mente geniale di Luca Vecchi, che ha poi coinvolto Matteo Corradini e Luigi Di Capua: The Pills, la più dissacrante, divertente e intelligente web serie degli ultimi tempi. “Ho studiato cinema e nel corso degli anni ho scritto tantissimi soggetti e serie televisive ­ racconta Luca­ ma ogni volta che ho provato a proporli alla grande ‘industria’ sono sempre stati bocciati. Così mi sono detto ’se l’industria mi rifiuta, a sto punto, l’industria divento io’” E così è stato. Luca ha messo insieme un po’ di amici, attori e non, e ha cominciato a girare i primi episodi della serie, comparendo anche lui tra i protagonisti. L’idea era quella di creare degli sketch comici slegati tra loro, sia per facilitare la lavorazione, sia perché maggiormente fruibili; il tutto fatto a casa, con una telecamera, parenti e amici come comparse e senza un vero e proprio copione. “L’improvvisazione è fondamentale. Secondo me le cose migliori e più comiche vengono fuori così, senza preavviso. Abbiamo un canovaccio sul quale lavoriamo, ma non lo seguiamo per filo e per segno”.
 

YouTube è stato teatro del loro successo e Italia1 la loro consacrazione “Abbiamo ricevuto varie proposte, prima di Mediaset, ma tutti ci chiedevano di abbandonare il web per la tv. Noi non siamo d’accordo”. I ragazzi alla fine l’hanno spuntata e la loro web serie, che è rimasta web, è approdata su Italia1 con una produzione Taodue. Da Tor Bella Monaca, quartiere periferico di Roma nel quale vive Luca Vecchi, The Pills si fa strada velocemente e non accenna a fermarsi. Sembrerebbero favole, ma non lo sono affatto. La realtà non è solo quella che vogliono farci credere; la realtà è anche inseguire un sogno e impegnarsi fino in fondo affinché si realizzi, decidere di rischiare e di mettersi in gioco ad ogni costo. D’altronde nessuna favola accade per caso: Cenerentola decise di sfidare gli ordini della matrigna e di andare comunque al ballo e lì conobbe il principe, se non avesse avuto tanta determinazione sarebbe rimasta una sguattera; invece ha voluto il meglio per sé. Ha voluto crearsi la sua occasione. E ha vinto.

Articolo Precedente

Call center, chiusure a raffica nel Sud. Sindacati: “A rischio 3mila lavoratori”

next
Articolo Successivo

Giornalisti: #StopFnsi, un’intera generazione contro il sindacato

next