Continua la pioggia di missili su Gaza: altri dieci raid notturni di Israele hanno causato nove morti a Gaza, dopo la notizia dell’arresto di sei cittadini ebrei per la morte del 16 palestinese. Arresti che hanno accresciuto la tensione già altissima nelle ultime settimane: dopo i ripetuti bombardamenti nei giorni scorsi, incidenti continuano ad essere segnalati nella Striscia, mentre non accenna a diminuire neppure la pioggia di razzi che cade su Israele da Gaza (15 solo nella giornata di oggi), nonostante da una settimana si parli di un possibile cessate il fuoco.

Clima di tensione di cui l’ultimo fatto scatenante è stato l’arresto, da parte della polizia israeliana, di sei ebrei per la morte del ragazzo palestinese Mohammed Abu Khdeir, il giovane rapito mercoledì scorso a Gerusalemme est e secondo l’autopsia picchiato e bruciato vivo. Tre di loro avrebbero confessato, riportano i media israeliani. Per il quotidiano Haaretz dietro l’omicidio ci sarebbe un movente «nazionalistico», come aveva confermato la radio militare israeliana, che fin da subito non aveva escluso che dell’atto potessero essere responsabili ultrà ebrei, come ritorsione per l’uccisione dei tre ragazzi di un insediamento di coloni uccisi in Cisgiordania. Sempre secondo Haaretz gli investigatori starebbero valutando la possibilità, già circolata nei giorni scorsi, che i sei sospettati siano legati al mancato rapimento di un bambino palestinese di 9 anni Mussa Zalum, avvenuto il giorno prima di quello di Mohammad. “Non distinguiamo tra terrorismo e terrorismo: condanno le invocazioni di morte agli arabi così come quelle di morte agli ebrei. L’esperienza prova che in queste occasioni bisogna agire in modo responsabile e non impetuosamente'”, ha detto il premier Benyamin Netanyahu dopo gli arresti. Prudenza che viene confermata anche dal presidente israeliano Shimon Peres: “Se si scoprirà che gli assassini sono ebrei, saranno portati in tribunale come qualsiasi altro assassino”.

“Faremo tutto il necessario per ristabilire la quiete e la sicurezza nel sud del Paese”, continua Netanyahu. In ogni caso “abbiamo scelto una linea dura contro chiunque violi la legge e contro gli incitatori di qualunque parte siano”, ha detto ancora il premier in riferimento agli “incidenti a Gerusalemme e nelle comunità arabe”. Netanyahu si è poi appellato ai leader del pubblico arabo, chiedendo “di mostrare responsabilità e di esprimersi contro l’ondata di incidenti in modo da riportare ordine”. “Non c’è posto nello stato di Israele – ha aggiunto – per chi tira pietre, bombe o incita contro l’esistenza di Israele. Questa corda non può essere tirata con entrambi le mani. Chiunque non rispetti la legge sarà arrestato e punito severamente”.

Chiede l’intervento del segretario dell’Onu Ban Ki Moon il leader palestinese Abu Mazen, che da Ramallah fa un appello per un’indagine internazionale sui “crimini e le violazioni contro il popolo palestinese”, incluso il rapimento e l’uccisione del 16enne arso vivo. Abu Mazen ha aggiunto che nelle ultime due settimane “16 palestinesi, inclusi bambini e donne, sono stati uccisi” e che gli ”attacchi dei coloni contro i palestinesi sono saliti del 41% dalla prima metà del 2014”. Intanto, il tribunale di Gerusalemme ha rilasciato su cauzione Tariq Abu Kdheir, il cugino di Mohammed che in un video viene picchiato da agenti israeliani. Il ragazzo, cittadino statunitense, era stato arrestato giovedì scorso con l’accusa di aver lanciato pietre e bottiglie molotov contro gli agenti.

 

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