“Il Parco Nord di Bologna gratis per i dissidenti eritrei”. E’ Lele Roveri, patron della società Made in Bo che gestisce l’area eventi, ad aprire le porte, probabilmente durante la prossima Festa Dell’Unità, al Coordinamento eritrea democratica. Il gruppo di giovani eritrei, che ha contestato il “Festival Bologna Eritrea” perché, dicono “vicino al regime dittatoriale di Asmara”, potrà quindi usufruire dello stesso identico spazio. L’offerta arriva dopo i giorni di polemiche che hanno caratterizzato l’evento “ufficiale”.

“Ho stipulato con i responsabili della comunità ora contestata un regolare contratto”, spiega Roveri, “il mio contatto gli è stato dato dal consigliere comunale Pd, Claudio Mazzanti, e da Daniele Ara, presidente dem del quartiere Navile: mai avrei immaginato che dietro al festival ci fosse la strumentalizzazione del governo. A Bologna tutti ne parlano da sei mesi. Il sindaco aveva incontrato anche l’ambasciatore eritreo e c’è gente che viene addirittura dalla comunità dell’Australia addirittura. Nel 2009 avevamo organizzato con la stessa Comunità una festa regionale per i 35 anni della liberazione. Del resto la prefettura non ha mai segnalato problemi di ordine pubblico, né la Farnesina ha mai preso posizione sul governo di Afewerki”.

Né il primo cittadino Virginio Merola, né i consiglieri, invitati alla tre giorni del Parco Nord si sono presentati; anzi l’amministrazione ha partecipato alla contro-manifestazione dei dissidenti che ha raccolto oltre un centinaio di partecipanti finendo con un comizio in Piazza Maggiore mentre in contemporanea si celebrava la festa accusata di essere ‘pro regime’. “E’ vero Merola ha incontrato l’ambasciatore eritreo in Italia a febbraio ma non hanno parlato del Festival”, ha spiegato lo staff del sindaco di Bologna, “Anche noi non sapevamo che la manifestazione fosse legata all’attuale governo eritreo e ce ne siamo immediatamente distaccati”. Isaiah Afewerki, leader rivoluzionario per l’indipendenza dall’Etiopia negli settanta, poi incontrastato capo del governo del paese senza più elezioni per vent’anni è stato perfino a Bologna: “Lo ospitai a casa mia negli anni ottanta. Fu ospite anche dei sindaci Zangheri e Vitali”, spiega il consigliere democratico Mazzanti, “il legame politico tra il Pci poi Pd con loro è fortissimo da 40 anni. Negli ospedali dell’Emilia Romagna curammo i guerriglieri feriti. E loro ci sono talmente riconoscenti che anche solo in questi mesi vicino ad Asmara stanno costruendo la superstrada ‘Bologna’. La soppressione dei diritti umani la scopriamo adesso”. Un legame stretto che negli anni ha portato diversi quartieri a guida Pci/Pd a patrocinare in modo non oneroso le feste locali organizzate dalla comunità eritrea a Bologna. Patrocinio che il Comune smentisce di avere ritirato per il Festival 2014 (“non l’abbiamo mai concesso”), con il risultato che la firma amministrativa è finita in calce solo alle naturali pratiche di somministrazione bevande e cibo.

La prima apparizione ufficiale a Bologna dell’associazione Coordinamento democratico eritreo è del settembre 2012 al Centro Zonarelli, quando alcuni profughi, un rappresentante di Amnesty International e l’assessore al welfare Amelia Frascaroli provarono a parlare della critica situazione eritrea ma vennero interrotti dalla contestazione di una trentina di ‘giovani’ eritrei: “Fu la prima volta che il gruppo uscì allo scoperto”, racconta al fattoquotidiano.it l’assessore al welfare, “Io ci sono solo da tre anni come assessore. Per quel che ne so c’erano rapporti buoni con il Centro eritreo prima: se hanno alle loro spalle un dittatore è colpa nostra? Ho contatti con tutti e due, sapevo che esistevano fratture. Non è un problema sociale ma di relazioni internazionali. Se la vedano nel Pd, io non so che dire: li ho avvisati un mese e mezzo prima del festival”.

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