Gli affari sono affari. E se per tutelare il capisaldo della cassaforte di famiglia, che si chiama Mediaset, si deve fare accordi con il ‘nemico’, allora ben venga. In principio, si ricorderà, fu Barbara Berlusconi, ‘rottamatrice’ del vecchio Milan, che se ne uscì, nel 2010 a Vanity Fair, con un “Renzi mi piace, da lui mi sentirei rappresentata”, frase che gettò Arcore nel panico ed in particolare la sorellastra Marina. Poi, ecco che Piersilvio, in un’occasione pubblica, solo qualche giorno fa, si è dimostrato pronto a lodare Renzi, augurandosi “che ce la faccia a fare le riforme”, pur convenendo che il più grande comunicatore “resta mio padre Silvio”. E, infine, oggi. Con un’intervista di una pagina sul Corriere della Sera. Quando l’endorsemet, tra le righe, è stato tale e così netto da destare più di un sospetto: che Piersilvio Berlusconi voglia blandire Renzi per convincerlo a non muovere nulla nel campo televisivo (tipo: superare la Gasparri) in modo da favorire il mantenimento di uno status quo tutto favorevole alle aziende di famiglia.

Un sospetto, certo. Ma se si legge con attenzione l’intervista, di dubbi ne restan pochi. Specie dopo il passaggio in cui dice che “Renzi sa comunicare, e questa non è solo apparenza, ma sostanza”, elemento che non può che far sorridere. “Un endorsement? E’ realismo – rincara – senza una scossa all’economia entro dicembre, l’Italia non ha grandi speranze”. O forse sì, chissà. Di certo, la famiglia Berlusconi ripone in Renzi molte, moltissime speranze. E, certamente, anche qualche ringraziamento, per aver legittimato il condannato Silvio al tavolo delle riforme facendogli addirittura aspirare alla grazia. Comunque, tra Renzi e Piersilvio è senz’altro feeling: “Quello che continuo a pensare è che Renzi si è impegnato a fare le riforme – si legge ancora nell’intervista – dipende da come e se le farà, ma è normale che un imprenditore e manager come me faccia il tifo”. Vorrebbe incontrarlo e dice: “Se non ci riesce un premier giovane e con qualità che alle ultime elezioni europee ha ricevuto un consenso dal 40,8% degli elettori, sarà un fallimento per lui ma soprattutto per l’Italia”.

Ma la notizia è anche un’altra. Nell’intervista, Piersilvio annuncia anche l’apertura al mercato di Mediaset Premium e l’interesse per un’alleanza con la spagnola Telefonica: “Spesso noi veniamo vissuti come colossi prepotenti perché il nostro fondatore, Silvio Berlusconi, è stato capo del governo in Italia. In realtà i colossi non siamo noi. Anzi, siamo stati costretti a difenderci da un attacco che voleva spazzarci via, come dimostra la vicenda dei diritti della Serie A“. Quindi chiarisce: “I 400 milioni di perdite dei quali ogni tanto si legge sono in realtà gli investimenti” su Mediaset Premium. Alla pay tv spagnola l’azienda fornirà “contenuti, canali, oltre a gestire la raccolta pubblicitaria“. Tuttavia, a chi gli domanda se il futuro per Mediaset è meno legato alla famiglia Berlusconi, risponde che “l’orizzonte della concorrenza in campo televisivo è chiaramente internazionale. Abbiamo a che fare con concorrenti globali, ricchi di mezzi, molto aggressivi e spietati. Non ci si può non porre il problema di come essere competitivi oggi e in futuro e se un’azienda italiana senza forti alleanze internazionali può farcela da sola. Ma è evidente che non c’è nulla di concreto, se non che Mediaset Premium è una piattaforma alla quale molti sono interessati”.

Insomma, par di capire che con le macchine Mediaset in manovra su un terreno estremamente scivoloso come quello del mercato televisivo internazionale, ci vuol tutto tranne che il governo se ne esca, per dirne una, con la ratifica della direttiva europea che riguarda i tetti pubblicitari nelle reti private, un vecchio puntiglio di Paolo Gentoloni che Renzi aveva intenzione, a quanto se ne sa, di far recepire in maniera molto più stringente di adesso (con il decreto Romani del 2010) nella riforma del sistema tv che dovrebbe superare la Gasparri. Va bene, dunque, mettere mano alla riforma della Rai, ma per favore lasci stare tutto il resto del terreno di gioco, sembra di leggere sempre tra le righe dell’intervista. Di sicuro c’è, comunque, che queste continue manifestazioni di plauso imbarazzano il premier. A quanto se ne sa, fatto salvi i ringraziamenti di rigore, sarebbe partito un messaggio chiaro da Palazzo Chigi alla casa di Arcore; basta endorsement pubblici, che altrimenti siamo costretti a prendere le distanze. Il teatro del riassetto televisivo, d’altra parte, ribolle molto più di quanto si avverta e Renzi non vuole sentirsi il fiato sul collo da parte di nessuno, men che meno del principale concorrente della Rai, il cui conflitto d’interesse non è mai stato risolto. E che Piersilvio sia un giocatore scaltro e accorto a non perdere alcun ‘treno’ lo dimostra l’attenzione a quel che si muove in tv e in particolare in Rai: “Non avrei mai dato 4 milioni per tre anni a Giovanni Floris – chiude il giovane Berlusconi – non ho nemmeno capito perché vada a La7 dove si troverà a competere con Formigli, Santoro, Paragone, Mentana…”

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