“Questo è un problema che dovrà risolvere la struttura presso cui lavora”. Così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione, risponde a ilfattoquotidiano.it sull’opportunità che Ercole Incalza sia ancora a capo della struttura del ministero delle Infrastrutture che si occupa di grandi opere nonostante sia indagato per associazione a delinquere a Firenze nell’inchiesta Tav. Incalza è lo stesso dirigente, come ha scritto Marco Lillo sul Fatto, “che non ha ancora spiegato perché l’architetto Angelo Zampolini nel 2004 abbia tirato fuori i soliti assegni di Diego Anemone e compagni per pagare con 820 mila euro a suo genero una casa da un milione e 140 mila euro, pagata dal genero però solo 390 mila euro (Incalza non è indagato per questo, come non lo è per il Mose ndr)”. Cantone, a margine di un convegno presso la Corte dei Conti, si sofferma anche sul tema della prescrizione:  “Paradossalmente incentiva la corruzione perché non elimina i funzionari scorretti e non consente allo stato di recuperare l’illecito” di Nello Trocchia

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