Il primo dramma si consuma a Seoul, al rientro dalla più fallimentare spedizione mondiale degli ultimi anni. I giocatori della Corea del Sud scendono dall’aereo, si prestano per un paio di scatti dei fotografi e vengono bersagliati da un rapido lancio di caramelle mou. “Mangiatevi queste”, grida una folla non particolarmente inferocita. E’ la traduzione scenica di un modo di dire orientale: mangiare toffees significa perdere la dignità. Il gruppo di contestatori regge anche dei cartelli funebri: “Il calcio è morto in Corea”, si legge. In Brasile i ragazzi di mister Hong Myunbg-bo hanno raccolto un solo punto in tre partite. “Mi assumo tutte le colpe – ha commentato il ct delle Tigri d’Asia, che era capitano della Sud Corea durante il famoso match con l’Italia del 2002 -. Non siamo riusciti a ripagare l’enorme affetto dei tifosi”.

In fondo è andata di lusso, devono aver pensato Heung-Min Son e compagni. Quattro anni fa, secondo alcune fonti e testimoni, i vicini della Corea del Nord furono puniti in piazza e condannati ai lavori forzati dopo le tre umilianti sconfitte in Sudafrica. Mentre proprio un ko contro la Corea del Sud costò all’Italia di Mondino Fabbri il lancio di pomodori in piena notte all’aeroporto di Genova dopo l’eliminazione dal Mondiale del 1966. Il bombardamento, ben più immeritato, proseguì quattro anni dopo, al rientro dall’avventura in Messico conclusa al secondo posto. Erano anni di continue contestazioni e lo sport non seppe resistere al fascino della moda.

Ora, caramelle a parte, l’indifferenza è la pena più dolorosa. Due giorni dopo la sconfitta con l’Uruguay la nazionale di Cesare Prandelli ha fatto scalo all’aeroporto di Malpensa e poi a Fiumicino, ma ad attendere gli azzurri non c’era praticamente nessuno. Pianti e liti, d’altra parte, si erano già consumati nello spogliatoio dell’Arena das Dunas. Stessa sorte per l’Inghilterra. Virtualmente a casa dopo 180 minuti, Roy Hodgson e i suoi non hanno trovato nemmeno una bandiera ad accoglierli a Manchester. Impietose le foto dei quotidiani britannici che ritraggono la solitudine di Rooney e compagni mentre rincasano ognuno per conto suo. Nessuna acclamazione e molte prese in giro anche per il deludente Pallone d’oro Cristiano Ronaldo che, arrivato a Lisbona, ha chiamato un taxi e se ne è andato via da solo in felpa e pantaloncini.

A movimentare il rientro della Spagna ci ha pensato il meteo. La caduta degli dei è stata infatti celebrata da un fulmine sull’aereo durante l’atterraggio a Madrid. All’aeroporto di Barajas era presente un folto gruppo di tifosi, ma i giocatori della Roja hanno tirato dritto per evitarli. Peggio è andata al Ghana. Boateng e Muntari hanno abbandonato il Brasile prima degli altri, cacciati dopo settimane di tutti contro tutti. Alcuni giocatori hanno snobbato Accra e sono tornati subito in Europa, gli altri hanno assistito alla conferenza stampa della federcalcio nazionale che respingeva le accuse di match-fixing. I camerunesi, invece, l’accusa se la sono trovata direttamente sui giornali. Le istituzioni sportive locali hanno annunciato un’indagine interna per chiarire il possibile coinvolgimento di alcuni tesserati in un giro di scommesse attorno a Camerun-Croazia.

Non tutte le eliminazioni, però, finiscono nel fango. La gloria è toccata all’Iran di Queiroz, protagonista di un Mondiale bello e sfortunato. A Teheran migliaia di persone hanno applaudito l’arrivo del pullman del Team Melli, il ct portoghese e i calciatori sono stati cinti da una fascia tricolore e onorati con un mazzo di fiori. Folle festose hanno salutato anche il ritorno del Giappone di Zaccheroni nonostante prestazioni tutt’altro che brillanti. L’attaccante australiano Tim Cahill, invece, è andato direttamente a New York e si è preso i complimenti di tutto il pubblico dei Red Bulls che, durante un’amichevole, ha ammirato sul maxi schermo dello stadio i suoi due gol al Mondiale e lo ha scortato in campo con un’ovazione.

Tra le squadre che hanno superato la prima fase ha brillato il Cile, eliminato solo ai rigori dal Brasile. Al loro arrivo a Santiago i biancorossi sono stati travolti dall’entusiasmo popolare e sono stati accompagnati dalla gente fino alla Moneda. Nel palazzo del potere cileno il centrocampista Gary Medel si è concesso un selfie con la presidente Michelle Bachelet. In Grecia il governo ha ringraziato gli “eroi” della spedizione brasiliana che, oltre a ben figurare, hanno destinato i soldi per la qualificazione al secondo turno alla costruzione di un centro sportivo nel paese. Nel 2010 più di un milione di persone scesero in piazza per la prima Coppa del Mondo della Spagna, altrettanti inondarono il Circo Massimo nel 2006, mentre fiumi di spumante sgorgavano in ogni città e paese d’Italia. Fra pochi giorni sapremo se sarà una festa casalinga, oppure a chi spetterà il ritorno trionfale.

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