Dovevano essere erogati 3 miliardi e mezzo, ma per adesso i soldi che il governo ha approvato da destinare alle scuole sono solo 784 milioni di euro. C’era anche una data: primo luglio, giorno in cui operai e addetti ai lavori avrebbero dovuto iniziare il piano di ristrutturazione e messa a nuovo degli edifici scolastici. Ma non in tutte le regioni questo processo è stato avviato. Il Fatto si è occupato più volte dei fondi destinati alla scuola, anche il primo giugno scorso dopo che un rapporto del Censis (il Centro Studi Investimenti Sociali) aveva pubblicato preoccupanti dati sullo stato delle scuole in Italia: tanto amianto, edifici fatiscenti e intonaci che cadevano. Allora fu ribadito che il governo sarebbe intervenuto con i 3 miliardi e mezzo. E così quel primo giugno, il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi aveva anche assicurato che “gli interventi inizieranno da luglio” spiegando puntualmente dove sarebbero stati presi i soldi. Mancava solo un mese e nello scetticismo generale ci si chiedeva come e quando sarebbero state approvate le delibere.

A trenta giorni di distanza i soldi approvati sono 784 milioni di euro: “244 milioni – spiega Reggi sentito di nuovo da Il Fatto – nel biennio 2014-2015 sbloccati con un decreto del presidente del Consiglio del 15 giugno scorso che permette ai Comuni di sganciarsi dal patto di stabilità; altri 400 milioni sono stati riprogrammati nelle graduatorie del decreto del fare con una delibera Cipe approvata oggi pomeriggio (ieri per chi legge). Entro il 1 ottobre dovranno essere aggiudicati con procedure rapide. E nella stessa delibera Cipe aggiungiamo altri 140 milioni per il recupero di sette mila edifici scolastici”. Mancano un po’ di soldi rispetto ai 3 miliardi e mezzo annunciati.

Parola agli assessori: “Non abbiamo visto un euro”

Il Fatto per verificare lo stato dei lavori nelle scuole delle diverse regioni italiane ha provato a contattare funzionari e assessori all’Edilizia scolastica e alle Infrastrutture. Molti amministratori non sapevano neanche di cosa si trattasse, altri rinviavano a funzionari che avevano lasciato l’ufficio alle quattro del pomeriggio di un qualsiasi lunedì. Con altrettanti invece siamo riusciti a parlare e da Nord a Sud si presentano situazioni simili. In Campania, un collaboratore dell’assessore all’Istruzione e Edilizia Scolastica Caterina Miraglia, è molto chiaro: “Non sono arrivati ai Comuni neanche i soldi del decreto del fare di settembre. Qui abbiamo partecipato alle graduatorie che però sono bloccate a causa di alcuni ricorsi amministrativi. Altre Regioni hanno gli stessi problemi: graduatorie bloccate, soldi che non arrivano e lavori che non partono”. Non diversa la situazione del Piemonte, dove l’assessore regionale all’Istruzione Giovanna Pentenero afferma che “al momento i lavori nelle scuole non sono ancora partiti. Aspettiamo la norma che allenta l’impatto del piano di stabilità sui Comuni”. In Toscana, dall’ufficio dell’assessore Emmanuele Bobbio ci spiegano che “da parte dei Comuni non abbiamo alcuna notizia, in queste erogazioni le Regioni sono state bypassate. So però che in alcune scuole i lavori sono iniziati e stanno andando avanti, anche se i fondi non sono ancora arrivati”. In Lombardia, la dottoressa Claudia Moneta, dirigente della struttura che si occupa dell’edilizia scolastica, ci spiega che “le regioni hanno fatto solo un’attività istruttoria nel decreto del fare. In quel caso abbiamo fatto una graduatoria e ci erano stati assegnati circa 15 milioni di euro”. Quei soldi non sono arrivati ma “i lavori nelle scuole sono comunque andando avanti, soprattutto per la bonifica dell’amianto”. Altri 14 milioni erano stati assegnati a settembre anche alla Regione Lazio. Mentre alla Liguria dovevano arrivare 4 milioni. “Con il decreto del fare – spiega Giovanni Boitano , assessore ligure – siamo partiti con 30 progetti. In totale erano 74. Una parte dei soldi è arrivata, ma non tutti”.

Il sottosegretario Reggi: ”Si deve attendere il 2015”

Il primo giugno scorso, il Fatto chiese al sottosegretario Roberto Reggi dove sarebbero stati presi i soldi promessi da Renzi. “Ci sono 450 milioni – spiegò Reggi – destinati alla piccola manutenzione. Abbiamo recuperato 300 milioni di euro con l’aggiudicazione di una gara sul servizio di pulizia”. I 400 milioni per la manutenzione straordinaria sarebbero stati recuperiamo da fondi europei inutilizzati. E per i grandi interventi sarebbero stati stanziati 1 miliardo e 300 milioni giacenti nelle casse dei Comuni attraverso l’allentamento del patto di stabilità. “A questi – concluse Reggi – si aggiungono 900 milioni che arriveranno a gennaio 2015 da mutui con la banca europea. E altri fondi europei per un valore ancora da stabilire, ma che può essere intorno ai 3 miliardi”. Risentiamo Reggi a distanza di un mese che ci spiega che “è normale che i soldi stanziati a settembre non siano arrivati a tutti: la graduatoria si è chiusa ad aprile. Però un processo partito a settembre e chiuso con l’aggiudicazione degli appalti entro aprile non era mai successo”. Ma i soldi in totale non dovevano essere 3 miliardi e mezzo? “Eh, ma entro fine 2015”. In molte città oltre a non esserci i soldi, non sono neanche iniziati i lavori. “Sono loro a doverli fare partire, non noi”. 

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