Il termine mousiké era usato nel mondo greco antico per definire l’”arte delle Muse”. Essa comprendeva non soltanto la musica vera e propria, ma anche le arti che le erano strettamente connesse. Nel corso della sua storia, la musica occidentale ha sempre dialogato e abbracciato le altre arti, dalla danza alla letteratura, dalla pittura all’architettura. Oggi, grazie alla tecnologia, la natura multimediale della musica è esaltata dalle infinite possibilità che si sono aperte non soltanto nella realizzazione di spettacoli, esposizioni museali e concerti, ma anche dalle diverse modalità di partecipazione agli eventi musicali che hanno sollecitato forti cambiamenti sia nell’ascolto sia nell’interazione del pubblico.

Si tratta probabilmente della più radicale e veloce rivoluzione – ancora in corso – che ha investito negli ultimi decenni tutta la musica, sottoponendola ad un inarrestabile processo di digitalizzazione e di trasformazione in files da ascoltare sempre e ovunque prima negli iPod, poi nei vari strumenti di comunicazione come gli smartphone, sino alla possibilità di accedere alla musica direttamente sul proprio dispositivo in streaming da internet senza scaricarla, addirittura condividendo le proprie preferenze in specifici social network dedicati alla musica. Da un lato l’approdo allo streaming ha ampliato i mezzi di diffusione della musica e del suo mercato, dall’altro ha accelerato la ricerca di metodi e modelli per rendere accessibile a tutti l’ascolto e il coinvolgimento attivo nelle performance, da quelle di musica pop e jazz e delle diverse culture, sino ai concerti di musica classica.

Uno straordinario esempio di come un nuovo approccio all’ascolto della musica d’arte possa essere agevolato e messo a disposizione di appassionati, di curiosi e di tutti coloro che vogliono attingere liberamente a questo patrimonio culturale, ci è stato offerto dall’evento musicale che si è svolto nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica integralmente trasmesso in streaming live e fruibile on demand. Ciò che ha reso interessante questo concerto, eseguito dall’Orchestra e dal Coro di Santa Cecilia diretti da Antonio Pappano, oltre alla perfetta interpretazione, è stata la possibilità per il grande pubblico di avere accesso a contenuti di grande qualità, e di partecipare attivamente attraverso i nuovi linguaggi digitali, Internet e i social network, condividendo l’ascolto di una esecuzione – la prima di un più ampio progetto musicale – dedicata alla città di Roma: in programma la prima italiana della Decima Sinfonia “Alla ricerca di Borromini”, di Sir Peter Maxwell Davies, seguita dai due poemi sinfonici Fontane di Roma e Pini di Roma di Ottorino Respighi.

Già prima dell’esecuzione sul sito del progetto Pappano in Web erano disponibili sia le notizie riguardanti i compositori e del baritono Markus Butter, che ha interpretato con grande eleganza Borromini, sia le guide all’ascolto realizzate dal musicologo Giovanni Bietti e da Antonio Pappano utili a preparare gli spettatori, reali o virtuali, alla comprensione e ad un ascolto consapevole delle composizioni. Attraverso Twitter, il pubblico on line ha interagito con i musicisti e con il compositore che non si è sottratto dal rispondere agli ascoltatori durante la pausa, sottolineando l’importanza dell’ispirazione musicale connessa ai tesori dell’architettura italiana. Gli organizzatori hanno anche utilizzato le conversazioni live per richiamare l’attenzione del pubblico connesso in rete con domande sui particolari strumenti musicali e sul concerto.

C’è da chiedersi se questo nuovo modello di progetto musicale possa avvicinare alla musica d’arte. Se da un lato, attraverso le nuove tecnologie, giovani e meno giovani potranno cogliere i vantaggi dell’interattività impossibile in un concerto tradizionale dove musicisti e pubblico hanno ruoli ben distinti e ricorrono ad una ritualità messa totalmente in discussione dalla rete, dall’altro la musica in streaming accorcia le distanze anche tra coloro che conoscono la musica d’arte e quelli che, soprattutto i più giovani, sono stati privati della possibilità di comprenderla a causa delle sciagurate scelte in tema di educazione musicale operate nel campo dell’istruzione. Ci si augura che le nuove tecnologie aprano prospettive e forniscano utili strumenti anche all’insegnamento della musica nelle scuole e nelle università: grazie alla ri-trovata multimedialità la musica si arricchisce di insperati mezzi indispensabili alla ricerca di strategie per farla conoscere e amare.

La musica d’arte in streaming non può certo sostituire l’esperienza dell’ascolto dal vivo ma può facilitare una conoscenza più ampia del patrimonio musicale, mettendolo democraticamente a disposizione di tutti.

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