Ripartono gli investimenti diretti esteri, ma i livelli restano la metà di quelli pre crisi. Lo dicono i dati Unctad (Onu) secondo cui rispetto al tonfo del 2012, quando in Italia non era arrivato neanche 1 miliardo di dollari, gli afflussi di capitali esteri nel 2013 hanno sfiorato i 17 miliardi. Meglio anche i deflussi, passati dagli 8 miliardi del 2012 ai 32 del 2013. L’entusiasmo cala, però, se le cifre si confrontano con quelle del periodo pre crisi: nel 2005-2007 gli afflussi superavano i 36 miliardi, più del doppio del 2013.

I flussi di investimenti diretti esteri (Ide) sono però aumentati anche a livello globale: la crescita, secondo il rapporto Unctad, è stata del 9% e nel 2013 ha toccato 1450 miliardi di dollari. Gli afflussi sono aumentati in tutti i principali gruppi economici: economie sviluppate, in via di sviluppo e in transizione. Anche lo stock globale degli Ide è aumentato del 9 per cento. Le proiezioni Unctad suggeriscono che la quota di flussi globali diretta ai Paesi sviluppati potrebbe raggiungere nel 2016 il 52%, dopo il crollo a meno del 40% negli ultimi anni.

Suddivisi per regione, gli afflussi verso l’Europa nel 2013 sono stati di 251 miliardi di dollari (in crescita del 3% rispetto al 2012). Tra le principali economie, gli afflussi verso la Germania sono rimbalzati bruscamente verso l’alto, mentre Francia e Regno Unito hanno visto un rapido declino. Gli afflussi verso Italia e Spagna – continua l’Unctad – hanno segnato una forte risalita, quest’ultima è risultata il più grande Paese beneficiario europeo nel 2013. I deflussi dall’Europa sono aumentati del 10% arrivando fino a 328 miliardi di dollari. Secondo il rapporto, la Svizzera è diventata il più grande Paese investitore diretto d’Europa.

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