“No photos please”. Il più classico degli avvisi presente, di consueto, nei musei italiani, si avvia a sparire del tutto. Merito del decreto Cultura – recentemente approvato dal governo Renzi – che, tra le varie direttive, ha liberalizzato le foto nelle strutture museali. Entrata in vigore da pochissimi giorni, la novità ha subito rivoluzionato il modo di godere delle opere d’arte: i turisti che prima si soffermavano a contemplare i preziosi oggetti, ora si affollano intorno ai quadri e alle sculture più celebri per scattare i famigerati selfie, magari con il bellissimo David di Michelangelo o con l’affascinante Venere di Botticelli. “E’ questa la cultura che vogliamo promuovere?” si chiede stupito Mario Fantacci, guida turistica fiorentina, che vede i visitatori trasformati in una “banda di saccheggiatori d’immagini”. Per la Soprintendente speciale per il Patrimonio Storico e il Polo Museale fiorentino, Cristina Acidini, fare le foto nei musei è invece “un diritto giustamente sancito“. La soprintendente rivendica la “paternità” della liberalizzazione – che è stata sperimentata a Firenze prima di essere inserita nel decreto – ma ammette: “Quello che sta accadendo richiede delle riflessioni” anche perché “questa procedura sta generando un certo stress”. Una cosa è certa, se prima il David e la Venere avevano gli occhi puntati addosso ora, con i “selfie”, la situazione si è ribaltata: alle opere d’arte si volgono le spalle  di Max Brod

 

 

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