Che differenza c’è tra un bollettino di guerra e la lista dei femminicidi, che con una costanza quasi diabolica, nel nostro Paese continua a crescere giorno dopo giorno? Ha creato un forte sconcerto, per non dire orrore, la vicenda di Motta Visconti, in provincia di Pavia, dove un marito ha ucciso a coltellate, nel sonno, la giovane donna e i suoi due figli piccoli. “Datemi il massimo della pena!”, ha urlato ai magistrati dopo avergli confessato l’efferato triplice omicidio.

Uomini in preda a chissà quale demonio, uccidono le loro mogli e le loro compagne, le violentano, ne abusano. A Siracusa, sempre un marito, uccide la moglie a picconate. A Savona un uomo in preda a un raptus, massacra la sua compagna a calci e a pugni.

Il femminicidio è per definizione un crimine di genere, ma i sessi rappresentati sono tutti e due. Da una parte c’è quello femminile che non può che soccombere incapace, per un naturale deficit fisico, di reagire di fronte a tanta forza e brutalità. Ma dall’altra parte ci sono i maschi, che  non possono essere giustificati, che sono degli assoluti criminali, ma che evidentemente rappresentano un tormento interiore assoluto, espresso attraverso un gesto di definitiva discesa agli inferi.

Quale maschio “normale” non ha provato un moto di angoscia, apprendendo la cronaca dello sterminio di Motta Visconti? Un uomo che ammazza in quel modo la moglie e le creature che ha generato, per una banale infatuazione. Che sta succedendo a questi maschi?

Del resto apprendiamo dai dati diffusi dal Ministero dell’Interno, durante l’ultima festa della donna, che gli omicidi che hanno avuto come vittime le donne continuano a crescere: dai 159 registrati due anni fa si è arrivati, nel corso del 2013, a quota 177, quasi uno ogni tre giorni.

Trovo significativo, quindi, che questo tormentato intreccio di sangue tra uomo e donna, venga in qualche modo presentato in un’iniziativa che cercherà di denunciare per l’ennesima volta, la terribile escalation di femminicidi nel nostro Paese. In concomitanza con la partenza della settimana della moda uomo milanese, centinaia di bambole verranno appese a un muro della città, per testimoniare che la violenza sulle donne è un crimine intollerabile.

Mentre Milano si vestirà al maschile, il 21 giugno dalle ore 16, in via De Amicis 2, su una grata, saranno appese queste bambole e centinaia di donne – ma non solo – si daranno appuntamento per lasciare delle testimonianze, delle letture e dei pensieri che dicano quanto è importante fermare questo trend davvero impressionante. L’iniziativa, alla quale mi onoro di aver collaborato, è stata organizzata in primis dalla poliedrica artista Jo Squillo e rappresenterà un’immagine vivida della sofferenza che le donne patiscono a causa dei loro uomini.

Che le coscienze, in giacca e cravatta, in circolazione in quei giorni per la città, si risveglino come devono!

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