Bignamino propedeutico all’esame di storia del Novecento ad uso dei maturandi 

Avvertenza: questo post è intriso di ironia e autoironia. Astenersi ultrà dell’interpretazione letterale 

Diciamolo chiaro: la grande tentazione, all’esame di maturità come nella vita, è copiare. Fa sentire trasgressivi e deresponsabilizza quanto basta in caso di disfatta (“non ero io un asino, ho copiato da Pippo, Pippo è un asino, e comunque eravamo tutti e due assenti quando hanno spiegato i paralogismi”). Il corto circuito è copiare da se stessi. La seconda puntata di questo Bignamino ad uso dei maturandi che si preparano all’esame di storia è estrapolato da R. Corradin, La repubblica del maiale, Chiarelettere. Siccome l’autore sono io, nessuno potrà accusarmi di plagio. È o non è un’idea da copiare?

(Spunto per un legame con l’attualità da sfruttare in sede di esame: si tratta peraltro di una prassi molto in voga anche al Premio Strega, dove anche i critici più consumati pare non riconoscano il gioco letterario della citazione…leggere un poeta latino a caso ed esercitarsi a trovare i rimandi interni nelle sue opere per credere, ed eventualmente convertirsi). 

Anni Cinquanta: Forchettoni. Da non confondere con gli appunti di cucina di qualche famigliare fanatico di Masterchef: siamo nel 1953, e “forchettoni” è l’epiteto con cui il quotidiano L’Unità attacca i gerarchi profittatori, rei di “mangiare” il bene pubblico, nonché promulgatori della “legge truffa”. Cos’è la legge truffa? Un artificio leguleio di sperimentato successo nella storia di prima e seconda repubblica. Vuoi essere sicuro di vincere le elezioni imminenti? Fatti da te la tua legge elettorale ad hoc. Calderoli col Porcellum non ha inventato niente. Anzi, forse anche lui non ha fatto altro che copiare…

Fatto sta che dagli Anni Cinquanta in poi, noi italiani ci consoliamo dalle amarezze politiche sforchettando maccheroni, emuli di Alberto Sordi («maccherone, tu me provochi… e io me te magno»). Esemplare anche l’adagio di Totò: «A proposito di politica, ci sarebbe qualche coserellina da mangiare?».

Anni Settanta: il divorzio rivoluziona il packaging (rivoluzione utile anche in caso di rapimento). Nel 1974, con grande sorpresa della Dc, gli italiani dicono sì al divorzio (e la matematica rende evidente che dicono di sì anche quelli che votano abitualmente Dc). Il divorzio rivoluziona il packaging ad hoc per la nuova classe sociale emergente: le monoporzioni prontamente scodellate dall’industria alimentare corteggiano i single, che negli Anni Ottanta diventeranno la classe sociale più chic, o almeno più yuppie, senza stare a guardare tanto per il sottile se siano single per scelta propria o altrui.

Aldo-MoroLa rivoluzione del packaging si rivela utile anche in vista della moda nascente, il sequestro di persona, normalmente a scopo di estorsione (i rapiti potrebbero essere considerati single per volontà altrui). Il 16 marzo 1978 viene sequestrato anche Aldo Moro, combinazione proprio lo stesso giorno che doveva dare il via al compromesso storico. Lì per lì si dice che i rapitori sono le Brigate Rosse, ma svariati decenni dopo si saprà che i servizi segreti, proprio quel giorno, erano stati rimossi a dirigere il traffico in via Fani, dove guardacaso ebbe luogo il rapimento ad opera delle Br, che coincidenza.

La giovane brigatista che fa la spesa per Moro conserva meticolosamente gli scontrini. La ragazza non compra al mercatino dei contadini fuori porta, no: arricchisce la speculazione borghese dei supermercati. È il paradosso alimentare delle Brigate Rosse: combattono il Sim, Sistema Imperialistico delle Multinazionali, ma scivolano sulla maionese, per la cui manifattura, non possedendo il pur basico know-how tecnologico di mamme nonne e zie, dipendono dalla perizia dell’industria alimentare, costola del prefato Sim.

È anche per questo che gli italiani, amareggiati dai fuochi fatui delle rivolte più o meno pilotate dalla strategia massonica dell’ipertensione, ci rifugiamo per il decennio successivo in seno al Sim, che ci avvolge in un cuore di panna (a lunga conservazione, ça va sans dire). È il piano di rinascita gastronomica della P2, bellezze.

Anni Novanta: la fatidica crostata. La sinistra si chiude in sé sempre di più (ma ha il buon gusto di chiudersi in pasticceria).
Nel 1996 vince per la prima volta la sinistra. Tutti gioiosi, ma dura poco. Il 18 giugno 1997 Bicamerale e Antitrust (provvedimento che avrebbe potuto impedire di candidarsi a chi possiede mezzi di comunicazione di massa come tivù e giornali) affondano in una crostata. La collisione, detta “patto della crostata”, ha conseguenze ventennali catastrofiche per il Paese. Agli storici del futuro, o forse agli scienziati, il compito di capire come fa Massimo D’Alema a drogarsi con le crostate: Maddalena Letta gli serve un dolce che per la maggioranza degli italiani sta al dessert come un pigiamino in pile sta alle fantasie erotiche, e lui sballa, la bicamerale chi la vede più, ci vuole una tricamerale, forse persino una penthouse.

Fatto sta che il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto. Anche per questo, non avendo più nulla da presidiare, nel primo decennio del Duemila presidiamo i maiali. I presidii Slow Food salvano quel poco di buono che è rimasto in Italia, e conquistano il mondo. E in fondo, a modo loro, realizzano quell’opposizione al Sim che anni di lotta armata hanno solo lambito.

Buona maturità a tutti, coraggio, ci siamo passati anche noi.

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