Le recenti questioni di cronaca ci portano inevitabilmente a riflettere sulle paure più profonde di tutti noi. Nel lavoro clinico che svolgo, questi eventi hanno fatto emergere nelle persone il timore di poter diventare da un giorno all’altro un aggressore, un violento senza limiti, potendo arrivare ad uccidere le persone più care senza nessuna titubanza, con freddo cinismo. La follia è la parte oscura che campeggia nel nostro animo e che se tutto funziona nel modo migliore riusciamo a contenere, ma cosa  significa “tutto funziona nel modo migliore”?

Le ricerche ci suggeriscono diversi aspetti che influiscono sulla nostra possibilità di divenire persone che manifestano comportamenti violenti e aggressivi. Il contesto in cui si vive, per esempio, quindi le regole e norme di una cultura possono influenzare il nostro comportamento inoltre attraverso l’apprendimento sociale si possono replicare delle azioni o gesti  per imitazione o emulazione. In questo caso il significato che noi diamo all’azione ne determina la possibilità di ripetizione. Ma tutto questo da solo non è sufficiente per fare una persona violenta.

Il contesto familiare è un altro fattore importante. Rappresenta la prima forma di socializzazione e le regole dei rapporti che viviamo nel nucleo familiare, rispetto o maltrattamento, calore affettivo o  indifferenza, possono influire sul nostro modo di intendere i rapporti tra le persone e quindi orientarci verso uno stile empatico o prevaricatore. Ma tutto questo da solo non basta.

C’è poi la nostra reattività emotiva, e la conseguente intensità di questa, quello che viene definito il temperamento, che ci accompagna dalla nascita, quindi in parte geneticamente determinata, ma anche questo da solo non basta.

Inoltre sappiamo che l’utilizzo di droghe o alcool, che alterano il nostro stato di coscienza, possono essere  altri fattori che determinano comportamenti aggressivi, ma, di nuovo, questo da solo non basta.

Infine conosciamo il ruolo del rancore e della frustrazione, quindi di un atteggiamento più passivo nei confronti delle proprie emozioni, che in questo modo implodono internamente invece di  essere espresse, potendo determinare delle esplosioni improvvise di ira e aggressività. Ma anche questo da solo non basta a definire una persona violenta.

Quindi? Siamo di fronte ad un fenomeno inquietante e poco comprensibile, molto complesso nelle sua genesi e nel suo sviluppo, che prevede la concomitanza dei diversi aspetti citati. Insomma una particolare miscela che rende tutto più sfuggente: per questo è difficile prevedere e individuare con chiarezza prima che succeda qualcosa di irreparabile. Certo dei segnali possono esserci, ma non tutti hanno le competenze per riconoscerli. Ma il senso di sospetto e di diffidenza che scatta in questi casi anche rispetto alle persone più vicine, è indizio di quella paura che abbiamo dentro e che in questi casi esce in modo prepotente, portando a guardarci le spalle e a sperimentare  tutta la fragilità del nostro essere.   

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