Il cortocircuito nella mente di Davide Frigatti è scattato fin dalla mattina del 17 giugno e non si è interrotto neppure a tarda notte, durante l’interrogatorio negli uffici della questura di Milano. Gli investigatori della squadra mobile e il pm di Monza Giulia Rizzo hanno riavvolto il nastro della giornata dell’uomo che martedì ha aggredito tre persone in strada (uccidendone una), lo hanno calmato, gli hanno spiegato cosa è successo durante il suo vagabondare tra i marciapiedi a nord della città. Hanno dovuto cercare le parole giuste per dirgli che con una coltellata aveva ucciso Franco Mercadante; che aveva mandato in fin di vita Francesco Saponara; che aveva colpito per quaranta volte Dario Del Corso. Entrambi miracolati. Durante l’interrogatorio per il fermo il ragazzo ha alternato momenti di lucidità a istanti di profondo oblio. Ha risposto con le stesse frasi che da qualche giorno gli offuscavano la testa: “Mi dovevo difendere. Volevano farmi del male”. E queste parole per ora rimangono l’unico movente del delirio di un 34enne “un po’ introverso” ma che “al momento non sembra avere trascorso periodi in cura per problemi psicologici” spiegano in via Fatebenefratelli. Adesso si trova in stato di fermo in carcere a Monza.

Nuove sorprese sono arrivate quando la Mobile di Alessandro Giuliano ha ricostruito le ultime 24 ore del 34enne di Cinisello Balsamo, prima che venisse fermato mentre camminava nudo sul ponte di Bresso. Martedì 17 giugno Frigatti esce da casa del fratello a Barlassina in Brianza, dove è ospite da due giorni. Sale a bordo della sua Alfa 147 e invece di recarsi allo studio dell’agenzia pubblicitaria dove lavora da due mesi in zona Parco Sempione, ferma l’auto nei pressi della stazione di Cadorna, in centro città. Preleva 250 euro, ferma un taxi e chiede di essere accompagnato a Piacenza. Forse per raggiungere una donna – ragionano gli investigatori – ma il particolare deve ancora essere confermato. Arrivato nel capoluogo emiliano entra da un barbiere e si fa fare una cresta come Travis Bickle, il personaggio paranoico interpretato da Robert De Niro in Taxi Driver.  “Abbiamo scambiato due chiacchiere, sembrava un uomo del tutto normale, la conversazione era come tante altre, non ne ricordo i particolari né ricordo fosse venuto qui altre volte, prima” racconta al sito Piacenza 24 il parrucchiere Renato Nika, diciottenne di origini albanesi.

A mezzogiorno Frigatti, dopo il taglio dei capelli, si materializza come uno spettro alla rotonda in via Caduti sul lavoro. Cerca di bloccare l’auto di una donna, non riesce. Prova di nuovo. Ferma una Chevrolet Aveo di un pensionato 65enne, M.S. Si infila nell’auto da un finestrino e punta il coltello contro l’uomo: “Parti, parti, vogliono ammazzarmi. Andiamo a Milano”. Il pensionato rimarrà prigioniero di Frigatti per quasi un’ora senza sapere il perché. Il cellulare dell’uomo squillerà due volte durante il viaggio: prima lo chiama il figlio, poi la moglie a cui risponde Frigatti che chiude la conversazione e getta il cellulare dal finestrino. I due arrivano intorno alle 13 e 20 in via Tevere a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Il 34enne fa scendere l’uomo che solo il giorno dopo, vedendo in tv la foto segnaletica di Frigatti, capisce quale rischio ha corso.

Il ragazzo riparte con la macchina dell’anziano per dirigersi a Parco Nord, dove intorno alle 14 colpirà con un coltello a serramanico la sua prima vittima: Dario Del Corso, pensionato di 68 anni che si trova ancora all’ospedale Niguarda in prognosi riservata. Ma siamo solo al primo atto: il delirio di Frigatti è appena cominciato. L’uomo risale sulla macchina rubata e si dirige nella sua abitazione di Cinisello Balsamo dove abita con gli anziani genitori. Si cambia gli abiti sporchi di sangue. Si lava, e spiega al padre di essere stato rapinato della propria auto.

Papà Gino al momento non si preoccupa. Lo farà un’ora dopo. Quando vede rincasare nuovamente il figlio che sta tornando a bordo della Fiat Punto di famiglia dal distributore Shell di via Gramsci 609, alle porte di Sesto San Giovanni dove ha appena accoltellato il proprietario: Francesco Saponara, 55 anni, in fin di vita all’ospedale di San Gerardo di Monza. Gino Frigatti non sa ancora cosa ha fatto Davide ma capisce che è il caso di dare l’allarme al commissariato di Cinisello: lo farà alle 15 e 39. Inutilmente. Sì, perché Franco Mercadante, 52 anni, proprietario di un autolavaggio di Cinisello a quell’ora è già morto. Perché Frigatti nel frattempo è uscito di nuovo di casa, dove ha preso un coltello da cucina, e si è diretto in via De Amicis. Arriva all’autolavaggio alle 15 e 23. E colpisce con una coltellata alla gola, senza motivo, Mercadante che il giorno dopo sarebbe dovuto partire per una crociera insieme alla moglie e ai due figli. L’arma del delitto con lama di 4-5 centimetri ieri (mercoledì 18 giugno) è stata ritrovata vicino a un’azienda di Cinisello.

L’arma, appunto. L’unico dettaglio che mancava agli investigatori. L’ultimo tassello da piazzare per ricostruire le 24 ore di follia che sono andate in scena il 17 giugno a nord di Milano. Il perché con molta probabilità non affiorerà mai. E’ nascosto dietro la linea d’ombra di questo 34enne con pochi amici che aveva difficoltà a rapportarsi con le ragazze. E che negli ultimi giorni – raccontano i genitori – girovagava per chiese e cimiteri della zona. “Diceva di volersi avvicinare alla fede”.

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