Neymar, Messi e Robben. Balotelli, Muller e Benzema. Tutti o quasi i grandi campioni hanno lasciato il segno in questo spettacolare avvio di Mondiali e la sfida per la classifica marcatori si è già accesa. All’appello manca però il nome più prestigioso: Cristiano Ronaldo è stata la delusione della prima settimana brasiliana. Nel ko per 4-0 del suo Portogallo con la Germania non ha concesso nemmeno un lampo, complici i guai a un ginocchio. I ragazzi di Paulo Bento sono a un passo dal baratro e i giornali si sono accaniti sul fenomeno di Madeira. Negli scorsi mesi Ronaldo ha sfatato due tabù: prima ha vinto il Pallone d’oro e ha spezzato l’egemonia di Lionel Messi, poi ha conquistato la decima Coppa dei Campioni con il Real Madrid.

Ora, però, CR7 deve fronteggiare qualcosa di più grande di lui. C’è chi la chiama Maledizione del Pallone d’oro e finora non ha risparmiato nessuno. Per alcuni è stato un flop, per altri l’eliminazione è arrivata nelle fasi conclusive del torneo, ma nessuno ha vinto la Coppa del Mondo dopo essere stato eletto miglior calciatore d’Europa. Il Pallone d’oro nacque nel 1956 per volontà del direttore della rivista sportiva France Football e nel 1958 incrociò per la prima volta la sua strada con l’allora Coppa Rimet. Ma quell’anno il detentore del trofeo non era in campo. Alfredo Di Stefano aveva scambiato la maglia dell’Argentina con quella della Spagna e le Furie Rosse non si qualificarono in Svezia.

Nel 1978 mancò l’appuntamento anche il danese Allan Simonsen, ex attaccante del Borussia Monchengladbach. Quattro anni dopo Di Stefano toccò a un altro oriundo. Nel 1962 Omar Sivori aveva da poco deciso di vestire la maglia dell’Italia e in Cile fu costretto a assistere alla Battaglia di Santiago vinta dai padroni di casa. Nel 1965 Eusebio alzò il Pallone d’Oro e pochi mesi dopo si presentò al Mondiale da favorito con il suo Portogallo. La Perla Nera era incontenibile e realizzò 9 gol, vincendo il titolo di capocannoniere. Ma quell’anno il football era tornato a casa e nessuno poté impedire il successo dell’Inghilterra a Wembley. Eusebio si dovette accontentare di un terzo posto.

Identico percorso per Michel Platini nel 1986: la sua Francia era molto quotata, ma la spuntò Maradona. Lungo è l’elenco dei numeri uno sconfitti in finale. Capitò a due italiani: in Messico ’70 a Gianni Rivera, dopo aver vinto il Pallone d’Oro del 1969 davanti al connazionale Gigi Riva, nel 1994 a Roberto Baggio che legittimò il riconoscimento con un Mondiale strepitoso, ma poi mandò alle stelle il rigore decisivo con il Brasile. Johan Cruyff ha vinto il premio nel 1973 e nel 1974. In mezzo c’è la Coppa dominata dal calcio totale orange, ma persa nella finale in trasferta contro la Germania. All’ultimo atto si sono concluse anche le avventure di Karl Heinz Rumenigge (Pallone d’Oro 1981 e sconfitto dall’Italia l’anno dopo) e Ronaldo, che si sentì male a Parigi e lasciò la gioia alla Francia di Zidane.

Dopo la vittoria negli Europei del 1988 e due titoli consecutivi per Marco Van Basten, l’Olanda si presentò a Italia ’90 da favorita, ma rimediò solo un’eliminazione agli ottavi. Infine i casi più recenti, con tre stop consecutivi ai quarti per il Pallone d’oro in carica. In Corea e Giappone Michael Owen realizzò due gol, ma non salvò l‘Inghilterra contro il Brasile. Quattro anni dopo la delusione toccò a Ronaldinho, nel Mondiale vinto dai ragazzi di Lippi. Infine il 2010, quando Lionel Messi, sotto gli ordini di Diego Armando Maradona, giocò cinque partite senza mai segnare e fu mandato a casa da una goleada, un altro 4 a 0, della Germania. Sensazioni e critiche che oggi rivive Cristiano Ronaldo, ma per lui i quarti di finale di questo passo rischiano di apparire un miraggio.

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