Del declino della Rai e del suo impegno low cost per questi Mondiali abbiamo già parlato. In verità, se volessimo infierire, potremmo continuare a lungo, snocciolando le tante mancanze indegne per il servizio pubblico di un paese come l’Italia. Potremmo parlare, ad esempio, dell’incomprensibile scelta di mandare in Brasile, all’interno di una delegazione risicata causa spending review, il signor Matteo Materazzi. L’opinionista improvvisato è ricordato soprattutto per due cose: essere il fratello del più talentuoso Marco e essere stato pupillo di Simona Ventura a Quelli che il calcio, oltre che concorrente dell’Isola dei Famosi. Ecco, ora qualcuno dovrebbe spiegarci perché fior di giornalisti e commentatori sono rimasti in Italia e lui, signor nessuno, scalda la seggiola del triste studio di Rio de Janeiro dispensando pillole di saggezza calcistica che nemmeno la Canalis ai tempi d’oro di Controcampo.

Ma della Rai, dicevamo, abbiamo già parlato. E forse è meglio fermarsi qui. Piace vincere facile, di contro, al competitor pay Sky. Ma nemmeno la corazzata di Rupert Murdoch è esente da presenze imbarazzanti e programmi privi di qualsiasi senso. È il caso di Maracascai, appuntamento fisso del pomeriggio, in diretta da Milano. In pratica, trattasi di uno spazio che vorrebbe essere simpatico e molto giovane, condotto dalla tarantolata giornalista Alessia Tarquinio, ansiogena come una televendita di Roberto da Crema. Durante la mezz’ora di trasmissione ci tiene compagnia con un ospite “morto di fama”, solitamente una stella cadente dello showbiz italico, regalando siparietti che avrebbero trovato indegni persino i più accaniti fan del Bagaglino. Quando poi, dal Brasile, ci si collega persino con l’aulico Marco Nosotti, capisci tutto e cambi canale.

Ma la Tarquinio è evidentemente dotata di un sadismo di dimensioni cosmiche, visto che Maracascai non le basta. E allora, all’ora di pranzo, ci regala un altro “gioiellino”: Terzo tempo, condotto con Mario Sconcerti e tal Fayna, bizzarra figura che avevamo già “apprezzato” nel disastroso Cielo che gol! di Simona Ventura e il cui ruolo a SkySport ancora oggi rimane oscuro. Tra l’ormai immancabile classifica social e le risposte loffie di un annoiato Sconcerti alle domande di bambini di 10 o 13 anni al telefono, scorre lenta ma inesorabile un’ora intera della vostra vita. Sessanta minuti, tremilaseicento secondi che nessuno potrà più restituirvi. E poi, per non farsi mancare davvero nulla, arrivano gli insopportabili stacchetti targati Emis Killa, con la sua Maracanà che ormai tormenta i calciofili dall’alba a notte fonda. Mamma Rai, consolati (per quanto possibile): non è tutto oro ciò che Sky.

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