I vertici del governo sono concordi: l’accordo sulle riforme è ad un passo. Lo ha detto nel pomeriggio il ministro Maria Elena Boschi, lo ha ripetuto in serata il presidente del Consiglio Matteo Renzi.  “Siamo a un passo dalla chiusura”, ha detto il premier Matteo Renzi, secondo quanto si apprende, parlando a Roma con alcuni esponenti del Pd. Ma l’intesa esclude l’elezione diretta del Capo dello Stato: “Ora bisogna completare il percorso su cui c’è l’accordo: aprire la questione del presidenzialismo è inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, inutile infilarci in un dibattito del genere”.

“Vedrò Romani nei prossimi giorni e, come già stabilito, anche tutte le altre forze politiche”. Lo ha detto nel pomeriggio il ministro delle Riforme, che ha anche annunciato: sulle riforme “l’accordo politico è vicino”. Un incontro quello tra la Boschi e Paolo Romani che in mattinata era stato chiesto e propiziato da Silvio Berlusconi. “Dobbiamo ancora trovare un accordo: Renzi è disponibile ad un nuovo incontro, ma insiste sul fatto che il nostro capogruppo Romani e la signora Boschi si incontrino per trovare un punto che vada bene a entrambi”, aveva detto in conferenza stampa alla Camera l’ex Cavaliere, che nell’occasione ha rilanciato ancora una volta la sua proposta sul presidenzialismo. Prove di intesa che lasciano in un limbo il tentativo fatto da Beppe Grillo di rompere l’asse Renzi-Berlusconi e proporsi come interlocutore credibile per le riforme agli occhi del premier.

In mattinata, in conferenza stampa alla Camera, Berlusconi era tornato a proporre un suo evergreen: l’elezione diretta del Capo dello Stato, il chiodo che l’ex premier decaduto dopo la sentenza definitiva Mediaset ripropone ad ogni occasione utile, elettorale o istituzionale che sia. “Renzi e il governo e la sinistra accolgano questa nostra proposta, allora noi ripresenteremmo gli emendamenti già presentati. Se ci fosse accordo su questi emendamenti, che si possono anche cambiare, si darebbe al Paese un sistema snello”. Per il leader di Forza Italia è necessario “Cambiare gli assetti costituzionali”rispettando “la volontà popolare” in modo che il “presidente della Repubblica” possa essere “eletto direttamente dai cittadini”. 

C’è aria di intesa. L’aveva detto Renzi ai suoi lunedì sera: “Per le riforme siamo al rush finale“, aveva esordito il premier a Palazzo Chigi durante il vertice con la Boschi, i sottosegretari Lotti e Pizzetti, i capigruppo Pd Speranza e Zanda e la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. Presente anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Ora l’annuncio dell’incontro tra Boschi e Romani, che blinda in pratica il patto del Nazareno.

Un’improvvisa accelerazione che manda in stand by l’apertura fatta dal Movimento 5 Stelle al presidente del Consiglio. Nei giorni scorsi l’ex comico aveva lanciato al premier un appello al confronto che sembrava aver messo in secondo piano l’incontro tra Renzi e Berlusconi, essenziale per il prosieguo delle riforme. Lo scopo era quello di rompere l’asse tra il premier e l’ex Cav, proporsi come interlocutori affidabili per le riforme (in primis quella sulla legge elettorale) e portare lentamente Forza Italia all’isolamento per poi prenderne il posto nello scenario politico. Un’offerta sottolineata dai numerosi segnali di questi giorni: dal riconoscimento della vittoria alle Europee di Renzi (“ora legittimato da un voto popolare”) alla proposta di intesa sulla legge anti-corruzione suggellata dall’invio di una delegazione al ministero della Giustizia per un incontro ufficiale con il ministro Andrea Orlando. Un’apertura che, nella migliore delle ipotesi per Grillo e i suoi, per ora è congelata.

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