L’Italia, dopo l’Ungheria, è il Paese europeo che tra 2011 e 2012 ha visto la pressione fiscale salire di più rispetto al Pil: dal 42,4% al 44%. E’ quello che emerge dai dati Eurostat sui “trend della tassazione nella Ue”, diffusi lunedì. A incidere di più sulle entrate fiscali, sottolinea l’istituto di statistica, è il prelievo sul lavoro, che pesa per il 51,1%(52% nel 2011). In linea, comunque, con la media dell’Europa a 28, pari al 51%, e sotto quella dell’Eurozona, dove il cuneo fiscale medio è del 53,3% mentre l’imposizione sui consumi è solo al 26,8% (dal 27,3% del 2011) e quella sui capitali si ferma al 20,2%. 

Anche considerando l’Unione Europea a 28 la tassazione sul lavoro rappresenta, sempre su dati 2012, la maggiore fonte di entrate tributarie, seguita da quella sui consumi (28,5%) e quella sul capitale (20,8%). Tra i Paesi con la maggiore imposizione sul lavoro ci sono Svezia (58,6%), Olanda (57,5%), Austria (57,4%) e Germania (56,6%), mentre gli unici ad essere sotto il 40% sono Bulgaria (32,9%), Malta (34,6%), Cipro (37,1%) e Regno Unito (38,9%). Nel complesso l’Italia è al sesto posto nella classifica per il peso di tasse e imposte tra i paesi europei.

Nel dettaglio, la pressione fiscale nell’eurozona è aumentata al 40,4% del Pil nel 2012, dal 39,5% del 2011, mentre nel complesso dell’Ue è cresciuta dal 38,8% al 39,4%.  Tra gli altri Paesi, invece, gli incrementi maggiori tra il 2011 e il 2012, dopo Ungheria (dal 37,3% al 39,2%) e Italia, si sono registrati in Grecia (dal 32,4% al 33,7%), Francia (dal 43,7% al 45%), Belgio (dal 44,2% al 45,4%) e Lussemburgo (dal 38,2% al 39,3%). Le maggiori cadute della pressione fiscale si sono verificate in Portogallo (dal 33,2% al 32,4%), Regno Unito (dal 35,8% al 35,4%) e Slovacchia (dal 28,6% al 28,3%). 

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