Se state pensando di fare affari in borsa durante il periodo dei Mondiali, forse è meglio rimandare. Investitori e operatori infatti si dileguano per andare a seguire le partite della loro squadra del cuore. Non importa che sia la borsa di un paese sviluppato o povero: da Wall Street a Buenos Aires, il fenomeno si ripete uguale ovunque. Durante le partite del Mondiale di calcio investimenti e operazioni di borsa crollano. E i più “lavativi”, o tifosi appassionati a seconda del punto di vista, sono gli investitori e operatori cileni, sebbene la Rossa, la loro nazionale, non abbia mai brillato per risultati e le sue possibilità di vittoria vengano ora stimate in 1 a 50.

La conferma arriva da uno studio della Banca Centrale Europea (Bce), che analizzando le transazioni di borsa di quindici Paesi durante gli scorsi mondiali di Sudafrica 2010, ha registrato un crollo del 99% delle transazioni alla Borsa di Santiago del Cile quando giocava la nazionale, e del 79% quando in campo c’erano le altre squadre. Insomma, il fermo totale. Un risultato che supera di gran lunga il risultato medio degli altri quattordici Paesi analizzati, distribuiti tra Europa, America Latina, Usa e Sudafrica, pari al 55%. E anche quello singolo di altri Paesi, la cui nazionale aveva decisamente più chance di vincere. Come la borsa di Buenos Aires, dove il calo delle operazioni è stato dell’80%, quella del Brasile, dove è stato del 75%, di Wall Street in cui la flessione è stata del 43%, mentre in nove Paesi europei la media è stata del -38%.

In particolare, secondo lo studio della Bce, il calo delle operazioni inizia prima delle partite e continua fino a 45 minuti dopo la fine del match. “I mercati seguono gli sviluppi del campi di calcio molto più degli scambi commerciali”, rilevano Micheal Ehrmann e David-Jan Jansen, economisti della Bce e autori dello studio. A quanto pare però quella della nazionale e del calcio in Cile sembra essere una vera e propria ossessione nazionale, che affonda le sue radici nella dittatura di Pinochet. Un periodo storico che ha lasciato un Paese “radicalizzato e represso emotivamente”, secondo Patricio Carvajal, coordinatore del Centro di studi sociali dell’Università del Cile di Santiago, intervistato dall’agenzia Bloomberg. “Tra il 1973 e il 1990 fu imposto il coprifuoco e sospeso il diritto di radunarsi liberamente. I cileni – spiega – hanno pochi luoghi e momenti in cui poter esprimere le proprie emozioni, come dimostra il fatto che nel 2012 solo il 18% degli adulti ha preso parte ad almeno un evento artistico. Meno della metà degli statunitensi. Il calcio invece è sempre stato uno spazio libero da questo punto di vista”.

Tanto che, ogni scuola e università del Paese ha il televisore e le aziende consentono ai loro dipendenti di guardare la partita. La presidente Michelle Bachelet ha invitato le aziende, già dallo scorso 15 maggio, ad essere più flessibili con i dipendenti per consentirgli di vedere le partite. “Tutti i paesi latinoamericani sono ferventi tifosi della loro Nazionale – conclude Carvajal – ma in Cile è un’esplosione di sentimento patriottico, anche se la sua storia calcistica è una fatta di sconfitte”.

Con l’inizio di Brasile2014, gli operatori di borsa, dall’Argentina al Giappone, si stanno preparando ad un calo degli affari. Ma non c’è da temere, perchè i mercati dei paesi che vinceranno i Mondiali si rifaranno e avranno lauti guadagni, soprattutto nel mese successivo alla finale. Prima invece è meglio lasciare da parte il mercato azionario, soprattutto quello cileno.

Lo speciale mondiale de ilfattoquotidiano.it

Articolo Precedente

Brasile 2014, Liverpool boicotta il Sun: ‘Non scordiamo le bugie su Hillsborough’

next
Articolo Successivo

Mondiali 2014, Argentina sotto indagine Fifa per lo striscione sulle Falkland

next