Era il 1984. L’Istituto superiore di sanità si occupava della contaminazione radioattiva del golfo di Gaeta, a due passi dalla centrale nucleare del Garigliano. Un documento chiave, uno studio prezioso per capire lo stato dell’ambiente nel sud del Lazio. Dopo trent’anni è però impossibile leggerlo, quel rapporto è sparito. Lo ha scoperto il senatore del Movimento 5 Stelle Giuseppe Vacciano: “Abbiamo saputo quasi per caso dell’esistenza del dossier dell’Iss che aveva evidenziato l’aumento della radioattività nella del Golfo di Gaeta, zona vicina ad una delle centrali nucleari italiane in fase di smantellamento. E’ uno dei pochi studi esistenti e quindi era importante poterlo consultare, per avere dati certi e ufficiali”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Ho quindi chiesto – prosegue il senatore – copia del documento all’Iss”. Il 6 giugno scorso l’Istituto per la sanità pubblica ha risposto formalmente: “In considerazione dell’ampio lasso di tempo trascorso dalla produzione della relazione tecnica da parte di questo ente (1984) – si legge nella lettera inviata a Vacciano -, spiace comunicarLe l’indisponibilità della documentazione richiesta, prodotta a quel tempo solo in formato cartaceo e non più detenuta negli archivi dell’Amministrazione”. Quel dossier non c’è più. Sparito per sempre.

La centrale del Garigliano si affaccia sull’omonimo fiume, sul confine tra la provincia di Latina e quella di Caserta. E’ stata completata nel 1964 e – dopo un anno – passò in gestione all’Enel. La disattivazione è arrivata il primo marzo del 1982. Nel 1999 la Sogin è subentrata come proprietaria dell’impianto, per la fase di decommissioning, ovvero lo smantellamento e la bonifica. Recentemente in rete sono comparsi alcuni studi degli anni Ottanta, condotti dall’Enea, dal Cnen e dal Simp. Partendo da queste notizie – al momento frammentarie – il gruppo del Senato del M5s sta cercando di ricostruire lo stato di contaminazione della zona: “Vogliamo cercare di fare chiarezza – spiega Vacciano – sulla delicatissima fase di decommissioning delle centrali nucleari. Sono tante le domande ancora aperte, ad iniziare dalle possibili eredità radioattive per la popolazione. I silenzi e i documenti spariti sono, in questo senso, preoccupanti”.

Nel dicembre del 2012 la procura di Santa Maria Capua Vetere ha avviato un’inchiesta sulla fase di decommissioning della centrale, ipotizzando la presenza di rifiuti ancora in attività sepolti nell’area della centrale e l’interruzione dei controlli ambientali. La Guardia di finanza di Mondragone un anno e mezzo fa aveva acquisito copia dei registri degli scarichi liquidi e aeriformi. Nell’area della provincia di Latina sono due le centrali dismesse: oltre a quella del Garigliano, a pochi chilometri dal capoluogo c’è l’impianto di Borgo Sabotino, con un deposito di rifiuti radioattivi inaugurato pochi mesi fa.

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