Renato Natale è il nuovo sindaco di Casal di Principe. Una vittoria che potrebbe costituire una possibile svolta. Sicuramente, s’interrompe la stagione dei commissari prefettizi: il Comune casertano ha il record europeo degli scioglimenti per infiltrazioni mafiose. La volontà del popolo-sovrano ha consegnato a Natale il 64 per cento dei consensi incoronandolo primo cittadino.

Non è la prima volta che Renato Natale, volontario medico nell’associazione “Jerry Masslo di cui è anche presidente, varca la soglia del Municipio di Casal di Principe. Ci rimase solo per dieci mesi dal dicembre 93, al novembre 94 e poi fu mandato a casa dagli stessi partiti che inizialmente lo avevano sostenuto. Ora è diverso. Natale ha vinto senza partiti ma sostenuto solo e unicamente da due liste civiche e da un vasto e articolato mondo dell’associazionismo. A Casal di Principe non c’è solo da amministrare un territorio difficile ma far crescere coscienza e senso civico di una popolazione che per troppo tempo si è nascosta o quanto meno ha fatto finta di nulla di fronte ad uno Stato a dir poco latitante e connivente con la camorra. Poi c’è la politica.

In terra di Gomorra come sta svelando il pentito eccellente Antonio Iovine, ‘o Ninno, la politica, al di là del colore, come del resto l’imprenditoria costituivano parte di un sistema strutturato e radicato. La camorra era ingranaggio di un meccanismo più complesso. Natale dovrà aiutare a rifondare i luoghi della politica. Tentare di guidare una rinascita e una emancipazione civica. Qui l’aria è stantia, c’è puzza di chiuso, di compromesso.

Chi conosce Renato Natale non si è meravigliato più di tanto quando una volta appreso i dati definitivi della sua elezione è andato davanti alla chiesa di San Nicola di Bari, la parrocchia di Don Peppino Diana, il sacerdote trucidato dalla camorra per le sue denunce. Si è fermato al sagrato dove vi è la scritta: “Per amore del mio popolo” e commosso ha detto “L’ho visto morto don Peppe e oggi è risorto insieme a noi, insieme al popolo di Casal di Principe. La nostra vittoria la dedichiamo a lui che ha dato la vita per il suo popolo”. Nell’euforia si pronunciano discorsi dettati dal cuore, dai sentimenti, dalla passione civile. Ma sappiamo tutti che Don Peppe Diana è morto per mano di killer armati dai silenzi, dal non voler vedere, dal voltare la faccia altrove dei tanti. Occorre ripeterlo con ossessione: la volontà, le buone intenzioni e l’onesta di un solo uomo non serve a nulla.

Ecco in quei territori non servono neppure più gli “addetti al bene”, i professionisti dell’anticamorra e bellissime parate con i vip a favore di telecamera. Serve una discontinuità vera. Lo sguardo dev’essere ben puntato negli occhi del mostro. Lo voglio ricordare perché il neo sindaco Renato Natale non deve avere tentennamenti. Anche quando – come è accaduto ieri sera – Giuseppe Cruciani di Radio “La Zanzara” con il suo stile controcorrente gli ha posto una domanda secca e provocatoria (minuto 40:50) “Secondo lei Cosentino è un camorrista?”. Il neo sindaco contrariato ha risposto: “Non lo so, lo dimostrerà la magistratura queste cose, forza questo tipo di fare giornalismo per mettere in difficoltà l’interlocutore non mi piace e non mi interessa. Stiamo qui per festeggiare l’elezione di un sindaco votato dal 64 per cento dei cittadini e non vogliamo fare gli scoop giornalistici. La ringrazio per l’attenzione”.

Ecco caro Natale a volte non occorre la sentenza di un tribunale per documentare un disastro, bastava dirlo in modo liberatorio: Cosentino e una classe politica di destra come di sinistra e di centro per almeno due decenni ha rubato il futuro e la speranza a un popolo facendo affari con la camorra a Casal di Principe come in altri comuni casertani e non solo.

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