Hanno distribuito un “kit di sopravvivenza per la resistenza passiva”. Si sono riferiti a Gandhi e hanno assicurato: “Niente scontri”. Così, a tre giorni dall’esplosione del caso tangenti-Mose, a Venezia scendono in piazza i comitati che in questi anni hanno portato avanti la battaglia contro il Mose, appunto, ma anche contro il passaggio delle grandi navi nel canale (tra assemblea “No grandi navi” e “no grandi opere”, comitati “opzione zero” della riviera del Brenta e Legambiente). Sono arrivati in piazzale Roma in circa un migliaio, poi, mezz’ora dopo hanno cominciato a muoversi verso la marittima. Obiettivo? Bloccare i passeggeri in entrata e in uscita per far sentire in modo deciso il rifiuto della città al passaggio dei grandi “mostri” del mare.

“Abbiamo voluto rilanciare la manifestazione contro le grandi navi con maggiore intensità oggi anche visto quello che è accaduto in città in questi giorni – dice Tommaso Cacciari del movimento no grandi navi – il risultato delle indagini non fa che confermare quello che l’assemblea permanente dice da anni. Ovvero che non solo il Mose non serve per lo scopo per cui è stato creato, e cioè fermare l’acqua alta, ma è anche la madre del sistema corruttivo veneziano. Non importa la differenza tra i capi di imputazione, e nemmeno come finirà. Ora non è più un problema di singole mele marce, ma è un problema sistemico che va abbattuto”.

E nel sistema, fagocitato dalle logiche di scambio, secondo i manifestanti finisce tutto. A partire dalla concessione unica per il Mose fino ad arrivare ai progetti futuri, come quello del passaggio alternativo per le grandi navi, lontano da Bacino San Marco che vede in prima linea l’ipotesi del Contorta. “Ora basta, è il momento giusto per dire con forza che non può passare un progetto di fatto spinto e pensato ancora da uomini del Consorzio Venezia Nuova (il consorzio al centro dell’indagine dei giorni scorsi ndr) – dice Cacciari – un progetto che di fatto è poco lontano da una grande opera. Diciamo no alle grandi opere? Diciamo no anche al Contorta”.

In manifestazione, accanto ai ragazzi del movimento anche alcuni consiglieri comunali: Beppe Caccia e Camilla Seibezzi di «In comune», Sebastiano Bonzio di Rifondazione, passando per Gianluigi Placella del Movimento cinque stelle. “Le grandi navi sono la dimostrazione di come i cittadini vedono in anticipo le cose che non vanno – dice Placella – lo dicevamo per il Mose, lo diciamo per il Contorta. Le grandi opere esistono perché esistono le grandi imprese. Specialmente in casi come questo”.

“Questa è l’ennesima lotta a cui sono chiamati tutti coloro che al di la delle parole nei fatti combattono questa pioggia di abusi che si compie quotidianamente in questa città – dice Camilla Seibezzi di In comune – partendo dal malaffare intorno al Mose e arrivando al dibattito sugli scenari futuri del problema grandi navi. Sono due facce della stessa medaglia, non sono così distanti”. “La manifestazione di oggi è stata indetta ben prima delle situazioni di questi giorni – dice Sebastiano Bonzio di Rifondazione- vogliamo che venga restituito pieno potere della democrazia alle istituzioni anche in un campo come questo. Lo scavo del Contorta per come stanno le cose ora vedrebbe come soggetto principale il Consorzio Venezia Nuova ancora una volta. Non ci stiamo più, vogliamo interrompere la logica delle grandi opere e delle grandi mazzette. E’ il momento di dire basta con questa stagione. Noi siamo per un intervento pubblico in economia che redistribuisca ricchezza nei territori”. Mentre Biennale Architettura inizia la città senza sindaco è sconquassata dalle fondamenta.

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