Che sia maggio – mese dell’autoerotismo – o no, è sempre il momento per masturbarsi, come ribadito dalla guru del sesso Betty Dodson, secondo cui il segreto di lunga vita consiste proprio nell’arte di toccarsi. Toccarsi, sì, ma bene. Magari con un sex toy. Magari personalizzato. Non sapete come muovervi nella giungla di delfini e conigli vibranti? Giocatevela, anzi, Giochiamocela e… facciamocela, come suggerisce il titolo del workshop gratuito di autocostruzione di sex toys che si svolgerà sabato 7 giugno a Zam (via Santacroce 19) all’interno del Ladyfest, festival queer e femminista nato negli Usa nel 2000 e che dal 6 all’8 giugno promette di “pornificare” Milano.

Qui manipolazione tecnologica ed erotismo si fondono nel nome del piacere. Con una sola parola d’ordine: do it yourself. “Possiamo costruire da soli tutti i nostri sex toys: strap-on per dildi da indossare, flogger, piccole fruste per stimolare i genitali, manette…” spiega Maia Padullà, 40 anni, educatrice che condurrà il laboratorio. Il suo metodo “informato e informale” deriva da più di dieci anni di esperienza di lavoro a contatto con le persone più disparate, donne, uomini, trans… senza alcuna classificazioni di genere ed etichette. “Di solito, per cominciare, chiedo ai partecipanti di portare un oggetto del proprio piacere per condividerlo” spiega.

Così capita che spuntino doccini con tanto di tubo, cuscini, spazzole di ogni tipo, torce, zucchine, schiumarole e cucchiai di legno, ottimi da usare come frustini. Poi li si prova, ci si accarezza, ci si sculaccia. “I giochi e i ruoli sono infiniti. Io cerco di dare suggerimenti di safer sex in modo che le persone scelgano consapevolmente a che rischi esporsi”. Regola d’oro: usare sempre il preservativo, soprattutto quando si gioca con frutta e verdura o quando si scambia il toy tra partner. E abbondare col lubrificante, che dev’essere a base siliconica e acqua”. Da escludere olio di oliva o burro. “Sono amici dei batteri e corrodono il lattice.”

E la sequenza di Ultimo Tango a Parigi? Da aggiornare, sostituendola con una scena in cui Marlon Brando e Romy Schneider si autocostruiscono i loro oggetti del piacere. Per i suoi toys self made Maia Padullà parte da materiali rigorosamente di riciclo, in particolare copertoni di bicicletta assemblati con legacci acquistabili in un qualsiasi centro bricolage. Costo totale per uno strap-on self made? Dai 5 ai 7 euro. Un bel risparmio, se si conta che in un qualunque sex shop, lo stesso accessorio in pelle costa dalle 100 alle 150 euro e non è neanche personalizzato.

“E’ lo scarso budget ad avermi spinta a ingegnarmi, ispirandomi all’attività di collettivi artistici in giro per l’Europa”. Bikesexsual di Vienna, per esempio, utilizza i ricambi delle bici per oggetti di trashdesign. Bricolajesexual, duo di Barcellona specializzato in palline cinesi, ricicla mouse e spazzolini elettrici in chiave erotica. E in tutta sicurezza, a differenza della maggior parte dei tutorial su youtube. “Non c’è giusto o sbagliato nella sessualità, ci sono molteplici approcci. Spesso, però, li ignoriamo e questo rischia di generare pregiudizi” dice la Padullà. Il numero di ginecologi, ostetrici e studenti di medicina iscritti ai suoi workshop è in aumento. “Sanno di dover colmare un gap accademico e culturale. Come possono consigliare e fare prevenzione se non conoscono le pratiche e gli strumenti sessuali di chi visitano?”.

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