Come era prevedibile è scoppiato in questi giorni il caso Rai. La sintesi di quanto sta accadendo è da ricercare nella necessità di riformare l’organizzazione ed il funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo per renderlo più moderno ed efficiente, per far si che si possa avere un servizio di maggior qualità riducendo sensibilmente i costi di gestione.

Le discussioni al momento sono centrate sui famosi 150 milioni di euro richiesti alla Rai dal governo Renzi, le conseguenti operazioni su Rai Way e quindi i ragionamenti sulla mastodontica organizzazione delle sedi regionali. Si sta andando verso un clamoroso sciopero, quasi senza precedenti. Per calmierare gli animi si è paventata la possibilità di concedere alla Rai un rinnovo anticipato della concessione per il servizio pubblico. Sembra un contentino ma in realtà è un tema centrale che al momento viene affrontato poco e soprattutto male, senza una vera discussione sul tema.

Rinnovare la concessione del servizio pubblico significa in prima istanza capire cosa significa servizio pubblico e cosa dovrà significare per i prossimi 20 anni. Definire quindi di conseguenza una nuova governance dell’azienda e – sperabilmente – una sua profonda ristrutturazione.

A mio modo di vedere non si può liquidare il rinnovo del servizio pubblico dandolo per scontato o – peggio – mettendolo sul tavolo anticipatamente solo per calmierare gli animi. La discussione deve essere reale, approfondita e pubblica. A mio modo di vedere il ragionamento deve partire sulla organizzazione aziendale o, meglio, sulla ridefinizione dell’universo RAI. Il modello di riferimento che ritengo più interessante è quello applicato in Uk dove il servizio pubblico è stato diviso in più realtà ognuna con un proprio obiettivo specifico ed una propria fonte di finanziamento.

Ecco come si potrebbe applicare lo stesso modello al nostro paese.

Struttura Organizzativa

Una Holding che partecipi tre società distinte: Rai Way, Rai Commerciale e Rai Canone (i nomi sono evidentemente da definire).

RAI Way

Rai Way, ha un destino già segnato. E’ la società che gestisce tutte le infrastrutture di rete e dovrà al più presto essere aperta a partecipazione di terzi o collocata sul mercato. Questo le consentirà, tra l’altro, di ampliare lo spettro delle sue attività consolidando ad esempio la sua funzione di servizio verso operatori terzi.

RAI Canone

Seconda azienda partecipata al 100% da RAI Holding sarebbe RAI Canone ovvero una società che viva interamente dai proventi del canone e che produca un’offerta radiotelevisiva senza pubblicità orientata esclusivamente a contenuti di servizio pubblico.

RAI Commerciale

La terza struttura sarebbe RAI Commerciale, ovvero un’azienda interamente commerciale in grado di fare trade di diritti, di produrre e impacchettare contenuti all’interno di offerte commerciali esistenti o da creare.

RAI Holding

Le tre società RAI sarebbero quindi partecipate, con quote differenti, da Rai Holding – una società per azioni interamente partecipata dal Ministero del Tesoro.

Questa in sintesi la struttura organizzativa che ritengo interessante da esplorare per aprire una discussione seria, approfondita e pubblica sulla ristrutturazione dell’azienda fondamentale per l’intero sistema radiotelevisivo nazionale. Va naturalmente previsto un capitolo a parte interamente dedicato alla governance, ma partendo da un’idea forte di ristrutturazione.

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