Fra Ukip e il movimento di Beppe Grillo “c’è la base per un accordo solido. Oggi (martedì 3 giugno, ndr) abbiamo incontrato un mediatore del M5S e ogni segnale sembra estremamente positivo”. Così rivela Nigel Farage in uno scambio di e-mail con ilfattoquotidiano.it avvenuto martedì mentre il leader del partito uscito rafforzato alle europee nel Regno Unito si trovava a Malta per una conferenza. Un nuovo incontro, dunque, su cui il leader Ukip rifiuta di dare dettagli (chi ha incontrato come mediatore?), ma che comunque commenta così: “Non far parte di un gruppo sarebbe una volontà di morte politica e una caduta verso l’impotenza e l’oscurità. Sono sicuro che l’Ukip e il M5S lavoreranno assieme e sarà di beneficio per entrambi, così noi potremo raggiungere quei nostri distinti e comuni obiettivi politici”.

Un’affermazione in cui, di fatto, Farage esclude la possibilità che i 5 Stelle si alleino con i Verdi europei (anche se proprio oggi Beppe Grillo ha pubblicato il testo di un messaggio in cui chiede un incontro prprio al gruppo politico degli ambientalisti): “Il movimento ha capito che il gruppo dei Verdi è composto da federalisti in favore di una politica estera europea imperialistica e per la guerra. Nel nostro gruppo invece avrebbero libertà di voto, qualora lo scelgano”.

Ma qual è, al di là della libertà di voto, l’idea di Europa sposata dall’Ukip? “Siamo a favore di una democrazia diretta come il Movimento 5 Stelle. Siamo contrari alla guerra, per una democrazia nazionale, siamo contrari alla moneta unica, al dominio di Bruxelles sull’Europa e al controllo della Troika. Entrambi vogliamo dare alla gente comune una voce e lavorare contro le grandi banche e le grandi imprese, così come contro la burocrazia di Bruxelles”. Una dichiarazione di intenti che però nella sua applicazione potrebbe avere più punti di frizione. L’ambiente, per esempio. Farage, rifiutandosi di rispondere a una domanda sul nucleare, fa una dichiarazione sulle energie alternative. La riportiamo integralmente: “Noi crediamo nelle scelte dei consumatori e non dovrebbero esserci sussidi statali – scrive – e per esempio pensiamo che l’energia eolica, così come favorita dall’Unione europea, sia troppo cara, inefficiente e inutile nell’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, perché ha comunque sempre bisogno altra energia per funzionare veramente. Inoltre, le centrali eoliche trasferiscono il denaro dalle persone povere che devono pagare le tasse ai ricchi proprietari delle terre dove le turbine sono piazzate. Noi però saremmo felici di supportare l’energia proveniente dalle maree o dal sole”.

Alleanze senza programma? Rimane il precedente della decisione europea del 14 settembre del 1999, quando Strasburgo e Bruxelles adottarono un atto interpretativo dell’articolo 29 del regolamento comunitario: “Non è ammessa ai sensi di questo articolo la costituzione di un gruppo che apertamente neghi qualsiasi carattere politico o qualsiasi affinità politica tra i suoi componenti”, fu deciso. Una decisione ratificata, nel 2001, la “sentenza Martinez“, che portò allo scioglimento di un “gruppo tecnico” formato dai Radicali e aperto a chiunque volesse farne parte con esplicita dichiarazione di non avere nulla in comune. Aderidono  anche eurodeputati del Front National, il Vlaams Blok e la Lega Nord. L’europarlamento può quindi sciogliere un gruppo nel caso in cui i partiti che lo formano non abbiano affinità tra di loro e non abbiano firmato una nota di intenti comune.

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