C’è una strada per l’Italia non tracciata sulle cartine ufficiali, una strada che unisce settantatré piccoli e medi puntini sparsi per tutto lo Stivale, dall’estremo nord al sud. Settantatré puntini rappresentati dai colori dell’arcobaleno parlamentare, da sinistra a destra con sfumature grilline a seconda della maggioranza eletta. Sono i “Comuni virtuosi”, dove il rispetto dell’ambiente è prioritario, dove le differenti amministrazioni sono state in grado di coniugare la forma alla sostanza; l’aspetto pratico a quello economico. “Ma sa qual è il paradosso?” Ce lo dica lei. “Arrivano da ogni parte del mondo per capire come realizziamo i nostri progetti, per studiare, per porci le domande opportune. E poi applicarli a casa loro. Invece in Italia la diffusione è limitata a poche realtà e a livello regionale e nazionale troviamo il silenzio assoluto”, spiega Marco Boschini, coordinatore dell’associazione dei “Comuni virtuosi”. Così, arrivare all’83,7 per cento di raccolta differenziata non è utopia a Felino, quasi ottomila abitanti in provincia di Parma, obiettivo raggiunto grazie a un sistema in grado di calibrare ad personam il quantitativo prodotto con il costo generato, la chiamano “tassazione puntuale”, come racconta Elisa Leoni, assessore all’ambiente del comune stesso.

Oppure basta spostarsi venti chilometri, arrivare a Montechiarugolo, e scoprire che è possibile segnare a bilancio un attivo di 900 mila euro con l’illuminazione a led. Possibile? “Se vuole le mostro i conti”. Ve bene. “Il principio è semplice – interviene Maurizio Olivieri, ex assessore all’ambiente, tra i protagonisti della svolta energetica nel paese emiliano – Ogni lampione consuma l’anno tra i 110 e i 120 euro; a questi vanno aggiunti i costi di manutenzione, dai venti euro a salire, con una media di 40, ma nei grandi centri si arriva a 100 euro. I lampioni a led consumano un terzo e la manutenzione è azzerata. Noi a Montechiarugolo ne abbiamo sostituiti 3.000, fate voi i calcoli, e tutti sono alimentati grazie ai pannelli fotovoltaici già installati in precedenza”. Risultato finale: niente inquinamento da petrolio e soldi in cassa. “L’Italia ha almeno 10 milioni di lampioni – insiste Olivieri – Ha presente che risparmio?”. Sì, basta volerlo. “Questi sono due esempi – continua Boschini – ma ne abbiamo altri, e per ogni caso sono pronti protocolli completi per spiegare alle amministrazioni interessate come gestire sia la parte burocratica che quella pratica. Basta copiare. Solo copiare. Ma il nemico delle buone pratiche è la pigrizia, il non desiderio di intaccare una prassi, di smetterla di consumare il territorio, di riutilizzare strutture già esistenti e abbandonate”, magari anche per lo scarso interesse nell’incrinare quella prassi, con meccanismi non virtuosi ben consolidati “purtroppo a volte è così. In provincia di Caserta esiste un paese che si chiama Camigliano. Lì arrivano realmente da tutto il mondo per capire come è strutturato, per verificare come è organizzata la raccolta differenziata in una regione dove l’immondizia è una calamità”.

E qui nascono i tour: “Alcuni comuni non sono in grado di supportare le continue richieste dall’estero, anche sul piano logistico, per questo stiamo organizzando una struttura per rispondere a tutti i quesiti”, insiste Boschini. Ma dietro a una serie di buone notizie, ne arrivano altre meno positive: “Non siamo accompagnati dalle politiche regionali e da quelle nazionali, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti”. Insomma, in 73 casi l’Italia è un modello per chi vuole sapere, capire, crescere. E noi italiani non lo sappiamo neanche, quando va bene.

Twitter: @A_Ferrucci

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