Niente sesso e alcol. E ci può stare: “Siamo qui per giocare una Coppa del Mondo, non per andare ad una festa”, spiega il ct. Ma il terzo divieto nel ritiro del Messico è più insolito: niente carne rossa, in particolare carne di bovino. E non per questioni di dieta, ma per paura dell’antidoping. Così la nazionale centroamericana si prepara ai Mondiali di Brasile 2014. Un ritiro all’insegna del proibizionismo dettato dall’indole bizzarra di Miguel Herrera, focoso commissario tecnico chiamato dalla Federazione lo scorso ottobre, nel momento critico dello spareggio internazionale contro la Nuova Zelanda, e poi confermato dopo la qualificazione convincente ai Mondiali. Una carriera da roccioso difensore e poi da navigato allenatore in patria, Herrera ha imposto ai suoi giocatori regole molto severe da rispettare. Ma a guardare i precedenti, forse, non ha tutti i torti.

Coppa America 2011: alla vigilia di un’amichevole in Ecuador, a Quito, i giocatori della Tricolor vengono beccati in hotel con delle prostitute, da cui si fanno anche derubare. Dello scandalo sessuale si parla per settimane, come anche della figuraccia della nazionale (per l’occasione una selezione under 23), che chiude il girone con tre sconfitte e zero punti. In Brasile Herrera non vuole brutti scherzi: il sesso è esplicitamente vietato dall’inizio del torneo, e sconsigliato anche nella fase di preparazione. “Non si muore per 40 giorni di astinenza, ci sono persone di 20-25 anni che arrivano vergini al matrimonio”, ha detto il ct in conferenza stampa. Per spiegare invece il particolarissimo regime alimentare senza carne rossa bisogna tornare indietro sempre al 2011, ma alla Gold Cup (la competizione continentale del centroamerica, organizzata dalla Concacaf) vinta dal Messico negli Stati Uniti. I messicani riuscirono ad aggiudicarsi la coppa, battendo per 4-2 in finale i padroni di casa. Ma la vigilia del torneo fu segnata da uno scandalo doping di enormi proporzioni: cinque giocatori della rosa risultarono positivi al clenbuterolo e furono sospesi dalla Federazione.

Fra questi, anche il portiere Guillermo Ochoa e il difensore Francisco Rodriguez, che fanno parte dei 23 convocati per Brasile 2014. Il tempo, alla lunga, ha dato ragione ai calciatori coinvolti: tutti sono stati prosciolti dalle accuse, per aver ingerito la sostanza proibita accidentalmente, mangiando della carne contaminata. Esattamente la stessa difesa che aveva addotto (con meno fortuna, vista la squalifica di due anni) il campione di ciclismo spagnolo Alberto Contador, per la sua controversa positività al clenbuterolo nel 2010. Anche qui, secondo Herrera, prevenire è meglio che curare: fino alla fine dei Mondiali, i giocatori si scordino bistecche e spezzatini.

Divieti e stranezze a parte, il Messico è anche una nazionale in grado di sorprendere sul campo. Lo ricorda l’Italia, che l’anno scorso alla Confederation Cup fu in difficoltà per più di un’ora, prima di vincere grazie a un gol di Balotelli. I messicani sono inseriti in un girone complicato, insieme ai favoritissimi padroni di casa del Brasile, alla Croazia (sulla carta la seconda del gruppo) e al Camerun, squadra fisica e imprevidibile. Qualificarsi agli ottavi sarebbe un’impresa. Le chance sono legate quasi tutte alle prestazione dei due ragazzini terribili della Tricolor: Javier Hernandez, il “Chicharito” del Manchester United che l’anno prossimo potrebbe anche arrivare in Italia (pare interessi all’Inter), e Giovani Dos Santos. Mentre in difesa peserà l’esperienza di Rafa Marquez, ex pilastro del Barcellona, tornato in patria per chiudere la carriera. Per coltivare i sogni mondiali il ct Herrera si affida a loro. E ai rigidi divieti del ritiro messicano.

Twitter: @lVendemiale

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