Isolato solo qualche mese fa in Cina, il virus aviario H10N8 è già diventato una minaccia per la salute pubblica. È infatti potenzialmente in grado di scatenare una pandemia, anche se attualmente non è trasmissibile tra esseri umani ma colpisce principalmente gli uccelli, e potrebbe facilmente acquisire la capacità di trasmettersi all’uomo.

Scoperto dopo i virus aviari H7N9 e H5N1, l’H10N8 è stato isolato in una donna cinese di 73 anni che viveva a Nanchang, ricoverata in ospedale il 30 novembre con febbre e polmonite e morta nove giorni dopo. Da dicembre 2013 sono stati riportati in totale tre casi umani, due dei quali fatali. Analizzando il virus, gli esperti dei Centri Cinesi per il Controllo delle Malattie di Pechino avevano scoperto che l’H10N8 è nato dalla ricombinazione genetica di altri virus dell’influenza aviaria, proprio come in passato è accaduto per gli altri virus dell’influenza arrivati dagli uccelli e diffusi in Cina.

Ora l’ultimo studio, pubblicato sulla rivista Nature e condotto dai ricercatori dell’Istituto Ridgeway di ricerca medica di Londra, ha scoperto altre caratteristiche di questo virus, che presenta delle somiglianze con il virus della Spagnola. Analizzando la struttura e le caratteristiche dei recettori dell’emoagglutinina (una proteina che fa aderire il virus alla cellula da infettare) del virus aviario H10, gli studiosi hanno visto infatti che ha sufficiente ‘affinità’ per legarsi ai recettori umani, e provocare così un’infezione, anche se allo stato attuale ‘preferisce’ i recettori aviari, cui si attacca in modo 150 volte più forte. Secondo i ricercatori, l’emoagglutinina dell’H10 che si lega ai recettori umani ha diverse somiglianze sia con il virus pandemico responsabile dell’epidemia di Spagnola del 1918, sia con i virus H7 del 2013, anche se la ‘preferenza’ dei virus pandemici per gli uomini non è ancora condivisa dal virus aviario H10, che predilige appunto i recettori aviari.

La diffusione di un’infezione agli uomini finora, ipotizzano gli studiosi, è probabilmente stata bloccata dalla presenza di proteine con recettori aviari trovati nelle vie aeree umane, che ripuliscono i virus prima che colpiscano le cellule. La sorveglianza di questi virus dovrà focalizzarsi sulla ricerca di possibili mutazioni dell’H10 emoagglutinina che possono ‘ridurre’ la sua preferenza per i recettori aviari e renderlo più facilmente trasmissibile tra gli esseri umani.

L’articolo su Nature

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