Il disegno di legge per la costituzione di una commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince sarà tra le priorità della commissione Lavori pubblici, dove sono depositate le richieste del Movimento Cinque Stelle, di Sel e del Pd. A dirlo è il presidente della commissione, Altero Matteoli (Forza Italia), originario di Cecina e per anni consigliere comunale (con il Msi) a Livorno. “Sono livornese – afferma – In quei giorni del 1991 arrivai in porto mentre quando ancora stavano portando fuori dal traghetto i corpi carbonizzati delle vittime. Fu una tragedia allora e una ferita ancora aperta oggi, non si è mai fatta chiarezza e la magistratura non è stata in grado di consegnarci la verità”. Matteoli assicura il suo “sostegno” al disegno di legge del M5s che sarà sicuramente “integrato con gli altri testi presentati”. E sui tempi? “Martedì, finita questa campagna elettorale, convoco l’ufficio di presidenza e la proposta sarà tra le priorità”.

La presa di posizione di Matteoli è la conferma del fatto che la politica (con dinamiche trasversali per certi versi inedite) voglia seriamente interessarsi per la prima volta dal giorno della sciagura di Livorno che provocò 140 morti e che ancora oggi resta la più grande tragedia della marina civile italiana e più grande strage sul lavoro. Oltre alla maggioranza chiara ottenibile sommando i gruppi che hanno proposto la commissione d’inchiesta bicamerale (Cinque Stelle, Sel e Pd) si intravede ora la possibile adesione anche di Forza Italia.

Il 14 maggio è stata depositata la terza proposta per l’istituzione della commissione, quella del Pd. Il primo firmatario è Luigi Manconi che già si era interessato – con un’interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando – di un altro aspetto della vicenda, cioè il presunto conflitto di interessi di un consulente tecnico nominato dalla procura di Livorno in occasione dell’inchiesta bis sulla tragedia (aperta nel 2006 e conclusa nel 2010 con un’archiviazione). I co-firmatari sono il sardo Silvio Lai, il livornese Marco Filippi oltre a Marco Caleo e Daniele Gaetano Borioli. Benché sfugga la ratio dell’aver preferito la presentazione di tre testi praticamente identici rispetto al convergere preliminare su un documento unico – come chiesto dai familiari delle vittime – sarà il regolamento a ripristinare il buon senso, poiché in questi casi prevede l’integrazione delle richieste con la proposta analoga più avanzata nell’iter parlamentare: al momento quella dei Cinque Stelle, all’attenzione della commissione dal 23 aprile scorso.

La notizia ha i tratti della svolta in questa vicenda lunga 23 anni. Per la prima volta infatti è possibile intravedere la reale possibilità dell’istituzione di questa commissione. L’ultimo tentativo della politica di fare chiarezza su un evento ancora controverso tramontò nei primi mesi del 1998, per la caduta del primo Governo Prodi, complice anche la pubblicazione quasi concomitante della sentenza di primo grado sul caso, rimasta “celebre” – a suo modo – per la formula “tutti assolti perché il fatto non sussiste”, in accordo con l’indicazione del pm Carlo Cardi che nell’arringa conclusiva aveva dato la responsabilità dell’evento al “destino cinico e baro”.

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