Cosa c’è oggi nel Pd a vocazione maggioritaria uscito dalle urne. Un pezzo consistente di Pdl? Quanta parte dell’elettorato grillino? Secondo l’Istituto Cattaneo poco o nulla di tutto questo. C’è soprattutto Scelta Civica, perché in realtà il vuoto di voti registrato dalle parti del Pdl e del M5S non è mai diventato bottino di Renzi, è solo annegato nel mare dell’astensione. In parte questo dato corregge il tiro sulle teorie che accreditano il “tradimento” in massa degli elettori pentastellati e di quelli di centro-destra, molto gettonate dai sondaggisti anche per giustificare l’impossibilità di azzeccare i risultati. Anche le analisi dei flussi elaborate da Swg insistono sul dato dell’astensione che il Pd riesce a drenare e compensare, gli altri no. L’effetto finale è però quello di un magnete, che tutto attrae e tutto mescola: destra e sinistra, vecchi e giovani, operai e imprenditori. Pure le casalinghe in fuga da Berlusconi. Così Swg ha messo a fuoco alcuni punti fermi sul comportamento di un elettorato che si considera ormai “fluido”. Un dato evidentissimo e clamoroso è che lo steccato ideologico del Novecento si è definitivamente infranto due giorni fa. Il magnete-Renzi avrebbe contribuito a dissolvere nell’urna il blocco di centro-destra, attraendo a sé almeno tre grandi categorie di elettori tradizionalmente posizionate con Berlusconi: il Pd risulterebbe ormai il primo partito tra gli imprenditori, le casalinghe e pure tra i giovani tra i 18 e i 24 anni. Un “pieno” non solo di numeri, dunque, ma di figure sociali che non si vedevano coabitare neppure nei grandi partiti di massa, sotto l’insegna della DC o le bandiere del Pci. E allora, tocca partire di lì, dal pienone di voti del Partito Democratico. Da chi arrivano?

In parte, è innegabile, da Berlusconi. Forza Italia, di fatto, ha attratto poco: ha raccolto 4,6 milioni di voti perdendone per strada 3,6 rispetto alle politiche dell’anno scorso. Circa la metà dei suoi elettori si sono rifugiati nel non voto, gli altri si sono sparpagliati in pari misura a favore di Pd (430mila) , Ncd (470mila) e M5S (410mila). Il dato per categorie è sorprendente. Gli artigiani e gli imprenditori, un tempo zoccolo duro del consenso berlusconiano, nell’Italia del 2014 votano senza remore il partito che si vuole progressista. Secondo Swg domenica scorsa il 30% degli autonomi che hanno scelto di votare ha preferito il simbolo Pd contro il 22% che ha barrato quello di Forza Italia. L’anno scorso la parti erano invertite: Pdl al 28% e Pd ridotto ad un misero 15%. E sono in buona compagnia. Pure la casalinga di Voghera, a quanto pare, non vuol più abitare nella “casa dei moderati” edificata con cura da Berlusconi tra promesse, sorrisi e dentiere. Per dare un numero, il 34% ha votato Pd contro il 28% ancora avvinghiate alla sagoma dell’ex Cavaliere. Ancora l’anno scorso tre su dieci avevano optato per il Pdl e solo una su quattro per il Pd bersaniano. Ma il Pd recupera anche sui giovanissimi, un’altra fascia di elettori che sembrava ormai lontanissima dal Nazareno e votata ai “vaffa” di Grillo e Casaleggio. Quelli tra i 18 e i 24 anni d’età, secondo l’istituto, hanno premiato Renzi col 36% dei consensi mentre per Grillo ha votato solo uno su quattro. Un recupero più sorpasso, visto che nel 2013, per questa fascia di elettorato, il M5S aveva raccolto il 30% staccando i democratici di ben nove punti. Presa una forbice più ampia, sostiene Ipr Marketing, il voto dei giovani è ancora conteso e contendibile: quelli tra 19 e 29 anni hanno votato più il Movimento (45,4%), incalzato però dal Pd (33.3%). Gli altri partiti prendono le briciole: solo il 7,8% i giovani che votano Fi, 5,9% Lega, 2% Ncd/Udc, 2,8 Tzipras.

Così le categorie. Analizzando poi i flussi, per soli numeri, emerge in modo nitido la dinamica di attrazione e di fuga del consenso elettorale. Quel dare e quel cedere che è poi il mercato elettorale “liquido” che è sfuggito ai sondaggisti, ai giornalisti e agli osservatori. Il Partito Democratico incassa 11,7 milioni di voti ne ha presi 4,7 in più rispetto alle politiche 2013 andando a sgonfiare per primo il serbatoio di Scelta Civica, che cede 1,2 milioni di voti. Secondo “cannibalizzato” è il M5S con 1.090 preferenze in fuga. Dal Pdl e dal centro-destra in genere prende 650mila voti. Ma è la “tempesta grillina” che si vede e si misura tutta nei saldi elettorali. Già ieri era emerso che il MoVimento ha perso per strada più della metà dei votanti che si era conquistato nel 2013: degli 8,7 milioni di italiani che nel 2013 hanno votato per Grillo quest’anno ben 4,6 milioni hanno cambiato idea, più dei 4,1 milioni che hanno confermato la loro preferenza. Il Movimento ha sofferto molto la concorrenza renziana, visto che oltre un milione di elettori che avevano preferito il comico genovese nel 2013 quest’anno si sono spostati sul Pd. Ma il dato più importante che si osserva sul fronte Cinque Stelle è la delusione che emerge dai quasi 2,7 milioni di italiani che l’anno scorso gli hanno dato fiducia e che quest’anno sono rimasti a casa. Per il Pd la quota di astenuti è di 1.4, per Forza Italia 1.7. Grillo ha in parte, limitato i danni attraendo 1,7 milioni di nuovi elettori, 350 mila dei quali dal Pd e 410 mila dal Pdl-Forza Italia.

Anche la geografia aiuta a qualificare meglio l’“effetto Renzi” su queste elezioni che ha portato al Pd 3 milioni di preferenze in più rispetto alla precedente tornata elettorale. La crescita dei Dem è sostenuta in tutto il territorio nazionale. Secondo gli esperti dell’istituto Cattaneo è significativo che solo una regione, la Sardegna, registri un segno meno nelle preferenze: : -6,1% rispetto all’anno scorso, – 11,4 rispetto al 2009. Risalendo lo Stivale il Pd recupera ovunque e di misura, in particolare nel Nord-est. A Vicenza il record del 90% di preferenze in più rispetto al 2009. Le regioni in cui il recupero è stato più forte è la Valle d’Aosta (52% rispetto al 2013, addirittura 205% rispetto al 2009). Seguono il Veneto (43 e 64%) e la Lombardia (34% e 71%). Non a caso la debaclé del M5S è stata più forte nel Nord-Est (-37%), con il picco negativo in Friuli (-44,9% dei voti). Male anche al Sud, in Sicilia dove ha registrato un calo del 46,8% dei consensi. Seguono Calabria (-46%), Basilicata (-32) e Puglia (-28,4). Forza Italia e Ncd secondo l’Istituto hanno perso lungo tutto lo Stivale. A beneficio di chi, adesso, è chiaro a tutti.

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