“La Toscana sia una Repubblica riconosciuta dalla comunità internazionale”. I nuovi indipendentisti toscani, da Firenze alla costa, da Lido di Camaiore (Lucca) a Collesalvetti (Livorno), non si accontentano, come ha fatto il Veneto, di promuovere la richiesta di riconoscimento di Regione a Statuto speciale. Vogliono di più: dire ‘addio’ allo Stato italiano, in modo “pacifista” e “democratico”, come recita lo Statuto del loro movimento politico-culturale Toscana Stato, nato da pochissimo. Il 12 aprile, a Firenze, all’Hotel Lorena – un nome non casuale – è stato fondato il “primo movimento indipendentista toscano del dopoguerra”, rimarcano con fierezza i soci di Toscana Stato. L’esempio veneto li ha incoraggiati.

“Dopo il referendum in Veneto che ha dimostrato la chiara volontà dei veneti di distaccarsi dall’ormai fallimentare Stato italiano, un manipolo di toscani coraggiosi, ed orgogliosi, iniziano il loro percorso verso l’indipendenza”, hanno annunciato sul loro sito. “Siamo appena nati e raccogliamo alcune decina di persone, ma contiamo di intercettare la volontà di migliaia di toscani”, sostiene il portavoce, il livornese Emiliano Baggiani, 33 anni, informatico libero professionista. “Ci siamo dati una scadenza di un paio di anni per presentarci alle elezioni regionali. La Scozia farà il referendum per l’indipendenza, si spera riuscirà a farlo anche la Catalogna: c’è fermento. Noi siamo per l’Europa dei popoli”

Un ritorno al Granducato con carro armato in piazza della Signoria a Firenze? Niente di tutto ciò: il movimento vuole una Toscana repubblicana, europeista, pacifista, laica e indipendente. Con quale forma di governo, saranno i cittadini a deciderlo. “L’indipendenza non esclude che la Toscana possa divenire una repubblica sovietica socialista, che ne so? Non lo escludo! Io sono per la democrazia diretta, quindi starà ai toscani decidere dove andare”, dice a ilfattoquotidiano.it Romano Redini, 81 anni, medico odontoiatra, tra i fondatori del movimento. Provocatore, si definisce “anti italiano da sempre” e snocciola citazioni di Carducci, Ferrucci e Viesseux mentre parla di identità toscana.

Delusi dalla Lega e uomini di sinistra. Ma votano M5S – In Toscana Stato ci sono uomini di sinistra, come lo scrittore e studioso Sergio Salvi, 82 anni, e molti ex leghisti. Redini, come Baggiani e Alessandro Tarducci, 37 anni, anche lui tra i fondatori, militava tra le fila della Lega Nord. “Ero segretario provinciale a Lucca, son dovuto venire via perché la Lega andava con Berlusconi, prima nel ’94, poi nel 2000”, racconta sorseggiando un ponce alla livornese. “Mi hanno espulso tre mesi dopo che ho dato le dimissioni”, spiega Redini, che ha abbandonato il nome di “Romano” e si fa chiamare “Toscano”. “La Lega era al suo interno, alla fine, un partito centralista. Si viene via da Roma per poi essere schiavi di Milano? Non puoi venirmi a parlare di indipendenza quando prendi i soldi da Roma”, si sfoga ancora Baggiani, che è consigliere comunale a Collesalvetti, eletto con la Lega Nord della quale però non fa più parte. 

Per le Europee, però, i tre non hanno dubbi: voteranno M5S, con cui condividono lo sdegno per la corruzione degli apparati statali. “Noi col M5S ci ritroviamo in questo rancore nei confronti dello Stato italiano, che per noi è marcio fino al midollo. La politica non è mai stata debole come adesso e siamo sotto una vera e propria dittatura della burocrazia, che ha creato il debito pubblico, da cui è matematicamente impossibile tornare indietro, tanto è enorme. Ma noi, al contrario del M5S, portiamo avanti anche una questione identitaria”, precisa Baggiani. Che, come i lombardi e i veneti che pretendono l’indipendenza, tira in ballo la questione del residuo fiscale. “La Toscana è una di quelle realtà che hanno un residuo fiscale attivo, ossia c’è una differenza positiva tra le tasse che versano i toscani e quello che invece Roma investe nei servizi. Per sistemare l’Arno ci vorrebbero 7 miliardi di euro. Perché se piove come nel ’66 si va tutti sott’acqua. Basterebbe tenersi per un anno il residuo fiscale e sistemeremmo anche questo problema. E’ inutile che vendano le auto blu, è fumo negli occhi. Ci hanno presi per scemi? Renzi per la Toscana non ha combinato nulla”.

L’ideologia culturale – Toscana Stato non mira solo all’indipendenza. La sua è anche una battaglia culturale. “Ci è stato fatto un vero e proprio lavaggio del cervello. Non si può dire che l’Italia è nata come un Paese unito: abbiamo delle culture di fondo concettualmente diverse da Nord a Sud. Siamo stati uniti con la forza”, dice Tarducci. “Proporrò – annuncia il portavoce Baggiani – che a Livorno venga tolta la via al generale Enrico Cialdini (1811-1892) che, durante la repressione dei briganti, sterminò migliaia di persone, peggio delle SS”. Salvi, scrittore e studioso delle nazionalità europee e delle culture e lingue minoritarie, ricorda poi che “la Toscana è stata Marca di Tuscia, poi Granducato” e ora “mi auguro che evolva in una repubblica popolare: io sono di sinistra, ho studiato l’autodeterminazione dei popoli, che è un concetto della II internazionale e Lenin vi ha scritto un libro. L’Italia non è una nazione, è un provvisorio coacervo di nazioni diverse. Il toscano, come lingua naturale, è molto diverso da altre lingue naturali di altre Regioni, basti vedere i pronomi. Abbiamo una lingua e una storia indipendente, non riesco a capire perché si debba essere soltanto una regione nella terminologia dello Stato italiano. La Toscana è una nazione”.

Articolo Precedente

L’endorsement

next
Articolo Successivo

La vignetta del giorno: Al seggio…

next