“Mai più un crimine come la tragedia della Shoah con i sei milioni di vittime ebree“. Appena giunto in Israele, terza e ultima tappa del suo viaggio in Terra Santa, Papa Francesco ha condannato subito e senza mezzi termini lo sterminio del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale e anche l’attentato antisemita avvenuto il 24 maggio, a Bruxelles e che ha visto quattro morti. Un messaggio eloquente anche a coloro che all’interno del cristianesimo continuano a sostenere tesi negazioniste. “Un momento particolarmente toccante del mio soggiorno in Israele – ha affermato Bergoglio rivolgendosi al presidente Shimon Peres e al premier Benjamin Netanyahu che lo hanno accolto all’aeroporto di Tel Aviv – sarà la visita al memoriale di Yad Vashem, a ricordo dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah, tragedia che rimane come simbolo di dove può arrivare la malvagità dell’uomo quando, fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo a cui appartiene e la religione che professa. Prego Dio – ha aggiunto il Papa – che non accada mai più un tale crimine, di cui sono state vittime anche tanti cristiani e altri. Sempre memori del passato, promuoviamo un’educazione in cui l’esclusione e lo scontro lascino il posto all’inclusione e all’incontro, dove non ci sia posto per l’antisemitismo, in qualsiasi forma si manifesti, e per ogni espressione di ostilità, discriminazione o intolleranza verso persone e popoli”.

Francesco ha sottolineato, inoltre, che tra la Santa Sede e lo stato di Israele le relazioni diplomatiche, che esistono ormai da più di un ventennio, “hanno favorito l’accrescersi di rapporti buoni e cordiali, come testimoniano i due accordi già firmati e ratificati e quello in via di perfezionamento”. Al presidente Peres e al premier Netanyahu Bergoglio ha ribadito con forza la posizione della Santa Sede, già affermata a Betlemme, per la soluzione del conflitto israeliano palestinese, ovvero la “soluzione dei due Stati”. Sia a Betlemme che a Tel Aviv, infatti, Francesco ha invitato Abu Mazen e Peres “a elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace”, offrendo la sua “casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera”. Invito accettato dai due presidenti. L’auspicio del Papa, infatti, è che Israele “sia un luogo in cui non vi sia alcuno spazio per chi, strumentalizzando ed esasperando il valore della propria appartenenza religiosa, diventa intollerante e violento verso quella altrui”. 

Bergoglio ha sottolineato che Gerusalemme è una “città di valore universale che significa ‘città della pace’. Così la vuole Dio e così desiderano che sia tutti gli uomini di buona volontà. Ma purtroppo – ha aggiunto il Papa – questa città è ancora tormentata dalle conseguenze di lunghi conflitti. Tutti noi sappiamo quanto sia urgente la necessità della pace, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione. Si moltiplichino perciò – è stato il nuovo appello di Francesco – gli sforzi e le energie allo scopo di giungere a una composizione giusta e duratura dei conflitti che hanno causato tante sofferenze. In unione con tutti gli uomini di buona volontà, supplico quanti sono investiti di responsabilità a non lasciare nulla di intentato per la ricerca di soluzioni eque alle complesse difficoltà, così che israeliani e palestinesi possano vivere in pace. Bisogna intraprendere sempre con coraggio e senza stancarsi la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Non ce n’è un’altra. Pertanto rinnovo l’appello che da questo luogo rivolse Benedetto XVI: sia universalmente riconosciuto che lo stato d’Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto a una patria sovrana, a vivere con dignità e a viaggiare liberamente. La ‘soluzione di due Stati’ diventi realtà e non rimanga un sogno”.

Il primo appuntamento di Papa Francesco in terra israeliana è di carattere ecumenico. Nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Bergoglio e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I rinnovano, con la firma di una dichiarazione congiunta, lo storico abbraccio, avvenuto esattamente cinquant’anni fa, tra i loro predecessori Paolo VI, che sarà beatificato il 19 ottobre prossimo, e Atenagora.

Twitter: @FrancescoGrana

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