Il Giro si era praticamente chiuso dopo la crono piemontese. Nei quasi 42 chilometri tra Barbaresco e Barolo, Rigoberto Uran aveva ubriacato gli avversari e indossato la maglia rosa. La prova di forza del colombiano ci aveva prospettato uno scenario con un padrone che avrebbe controllato facilmente e gli altri a battagliare per podio e prime posizioni. Dopo una tappa interlocutoria, pure breve, lo scenario cambia sulle rampe di Oropa.

Tra santuari mariani e commemorazioni delle imprese del “Pirata”, il Giro viene miracolato e sfugge alla noia, tutt’ora latente, di un dominatore che lascia poco allo spettacolo per badare alla concretezza e gli altri a difendere i posti di rincalzo (anche entrare nei dieci, per qualcuno, è come vincere). Tutto questo scenario crolla a 5 chilometri dal traguardo di Oropa quando Uran e la sua maglia scivola dall’avanguardia del gruppetto dei primi della generale alla metà e poi, senza reagire ma dosandosi saggiamente, viene staccato da Pozzovivo e Quintana. Il lucano è stato il più forte in salita, Quintana che fa il furbo per tutta l’ascesa, alla fine esce dalla ruota di Pozzovivo per sprintare e rosicchiare secondi anche a lui. La coppia di attaccanti ha limato il distacco in classifica e aperto una falla nelle sicurezze di Uran che alla fine perde secondi da tutti gli altri contendenti. Evans, Majka, Kelederman e Aru, in pochi chilometri, rivedono i loro obiettivi perché il dominatore non c’è più.

Montecampione ripropone un Rigoberto Uran meno forte di quello stratosferico della crono e la bagarre scatenatasi ai meno tre dalla vetta rimescola le carte. Noi italiani, innanzitutto spostiamo il carico di speranze da Pozzovivo a Aru. Il lucano paga le fatiche dei giorni precedenti ma viene sostituito nei cuori tricolori dal giovane sardo che infila scatti a ripetizione scardinando tutti gli avversari. Dopo una vittoria a Montecampione paragoni e parallelismi facili si arrampicano sullo stesso traguardo di Pantani riconquistato da un ragazzo che ammirando Marco sarà cresciuto ma che ha mostrato a tutti una classe, un modo di aggredire e mordere le rampe tutto suo.

Anche lo scalatore per eccellenza, Nairo Quintana, non è riuscito a seguire il muflone sardo ma sarà temibile protagonista nell’ultima, ripida settimana. Il riposo servirà a tutti e la classifica al momento vede Uran, Evans e Majka sul podio che però pare debbano difendersi dal rientro di Quintana, Aru e lo stesso Pozzovivo se saprà ritrovarsi. Nelle prossime sei tappe, prima del gran finale giuliano a Trieste, 10 salite e 4 arrivi in quota (cronoscalata compresa) sono il banco di prova perfetto per chi vorrà vestire il rosa e portarlo fino alla fine.

Tutti questi protagonisti sono a caccia della prima affermazione al Giro d’Italia, ognuno con motivazioni e storie diverse. Uran vuole salire un gradino in più rispetto allo scorso anno, Evans riuscirebbe a diventare il più anziano vincitore della corsa e accoppiare il rosa al giallo del 2011, Majka e Aru vogliono anticipare a quest’anno il futuro radioso che gli si prospetta mentre Quintana, già celebrato campione dello scorso Tour de France sembra attendere il crescendo di forma per piazzare la zampata. Pozzovivo alla laurea in economia aziendale vorrebbe far seguire il “master” in ciclismo. L’Italia adesso tifa Fabio Aru, non ancora 24enne di San Gavino Monreale. Questo paesino della Sardegna, situato nel cuore del Campidano, è il maggior produttore di zafferano e dunque il giallo è un colore molto familiare ai sangavinesi come Aru.  Ora, dopo le imprese di Fabio al Giro i confini del tifo si allargano all’Italia e il colore più di moda da giallo (il Tour può attendere) muta in rosa.

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