Il vincitore del “derby tra rabbia e speranza” fra Pd e M5s emergerà dal voto di domenica, ma dalla chiusura delle rispettive campagne elettorali, quella di Renzi nella sua Firenze e di Grillo nell’ormai tradizionale piazza San Giovanni a Roma, sono già emersi i vincitori di alcune sfide significative che hanno caratterizzato questa accesa campagna.

Al termine dei tour nelle piazze e dopo aver visto piazza San Giovanni gremita già dal pomeriggio, nonostante la pioggia a intermittenza, possiamo dire che la “battaglia delle piazze” non c’è nemmeno stata. Nonostante i tentativi dell’ottimo staff comunicazione del Pd, che ha rilasciato video e foto suggestive, siamo nell’era dei social media, dove chiunque con uno smartphone può fotografare e pubblicare immagini dal posto. L’unico modo che resta per fotografare una piazza piena è: riempire la piazza e scattarle una foto. Il Pd chiedeva di riprendersi la piazza, ammettendo implicitamente che ora fosse di qualcun altro. Operazione fallita. La piazza era ed è del Movimento 5 stelle.

La scelta di fare un tour nelle piazze da parte del Pd è arrivata a campagna iniziata ed è stata comunicata durante la direzione Pd del 5 maggio. Questa, insieme alla proposta di rimettere al centro il dibattito sui temi europei, rientrata dopo poco dato il diffuso sentimento euroscettico, sono stati i due errori più gravi della campagna del Pd.

Dopo le prime piazze deserte di PiciernoMoretti e colleghi, Renzi si è dovuto impegnare in prima persona in un tour intenso con più comizi al giorno, dividendosi fra impegni di governo e apparizioni televisive. Il segretario del Pd ha dimostrato una grande leadership prendendo per mano il suo partito e facendo piazze migliori, ma mai esaltanti.

A piazza della Signoria, numericamente molto meno ambiziosa di San Giovanni ma finalmente piena (15-20 mila persone), Renzi ha fatto una scelta giusta: parlare di Firenze. Messe da parte l’Europa e le attività di governo ha puntato sul rapporto speciale che ancora lo lega alla città della quale è stato sindaco. Aiutato dal fatto che dovesse supportare il candidato sindaco del Pd Nardella, Renzi ha potuto parlare con passione di Firenze, con riferimenti alla storia della città e alla propria attività di sindaco.

Ha pronunciato un discorso pieno di suggestioni artistiche fra Leonardo e Michelangelo, le basiliche e i palazzi, con riferimenti alla bellezza ” di ognuno di noi” e della bellezza che gli ha trasmesso questa città e che vuole riportare nella politica. Il suo più bel discorso dall’inizio della campagna.  Una campagna impegnativa fatta di piazze semivuote e discorsi ripetutamente interrotti dalle urla dei contestatori.

Oltre a quella delle piazze ci sono state altre contese, legate soprattutto a personalità storiche fortemente evocative: Berlinguer, Hitler e Papa Francesco. È il M5s ad averle chiuse nel finale di campagna.

Chi ammira Berlinguer dovrebbe essere fiero, non arrabbiato, del fatto che oggi, anche se certe ideologie sono superate, egli sia ancora per entrambi i principali schieramenti il punto di riferimento della buona politica. È inaspettatamente Casaleggio a porre fine alla questione con un’abile mossa.

Dopo un inizio emozionato, il fondatore del M5s ha pronunciato l’intervento più discusso della chiusura di campagna. Parlando di Berlinguer: “Il premier ha detto a Beppe Grillo di sciacquarsi la bocca. Ora tutti voi gridate il nome di Berlinguer in modo che il coro arrivi fino a Palazzo Chigi – la piazza all’unisono scandisce più volte il nome del segretario del Pci – così sarà Renzi a doversi sciacquare la bocca”. A furor di popolo, Casaleggio chiude la disputa.

Casaleggio assegna al M5s anche la “sfida”, più serena, dei Papi. Berlusconi aveva “rassicurato” Papa Francesco del suo buon lavoro, dicendo che lo avrebbe svolto nello stesso modo. Grillo nella prima parte del suo intervento ha detto: “Noi siamo nati il giorno di San Francesco. Noi siamo i primi francescani d’Europa, papa Bergoglio è venuto dopo, so che si è iscritto al blog”. Ma Casaleggio va anche oltre Papa Francesco citando Giovanni XXIII: “”Quando tornate a casa fate una carezza a chi non è venuto, ditegli che questa è la carezza del Movimento, ditegli che il vostro futuro dipende anche da loro. Se non ce la facciamo questa volta rischiamo di non farcela per un decennio”.

Ultima questione archiviata dal M5s nella chiusura di campagna è quella su Hitler.

Grillo rinuncia alla tribuna elettorale in Rai e torna al centro del palco dopo l’intervento dell’amico. Legge il discorso all’umanità di Charlie Chaplin. Sugli schermi l’immagine del Grande Dittatore, dove il regista e attore ebreo- un comico che parlava di politica- travestito da Hitler pronuncia le parole che in quel momento, come oggi, tutto il mondo vorrebbe ascoltare da chi è al governo. Quella di ispirarsi a Chaplin non è una trovata di ieri da parte del M5s per rimediare alle accuse di Berlusconi secondo le quali Grillo è Hitler. Il blog di Grillo da più di un anno cita il Grande Dittatore.

Una chiusura perfetta quella del M5s, con la quale incassa molti punti a suo favore; una chiusura strategica quella di Renzi che rasserena gli animi dei suoi. 

Ora, a noi la scelta.

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