Il suo Sud non è quello degli Stati Uniti, anche se la sua musica, al primo ascolto, fatta di chitarre acustiche e  armonica, induce a pensarlo. E invece, Furious Georgie – nome d’arte che tradisce, ma che descrive bene il suo approccio alla composizione più che all’esecuzione – è italiano, il suo Sud è la Sicilia ed è a Palermo che ha ambientato il suo personale Far West. Si intitola You Know It l’album d’esordio di Giorgio Trombino alias Furious Georgie, cantante e musicista palermitano, che dopo anni di militanza in varie band e aver maturato una vena cantautorale che rende omaggio a vecchi e nuovi maestri – si va da Neil Young a Syd Barrett passando per Elliot Smith e George Harrison, arrivando fino ai nostrani Claudio Rocchi e Franco Battiato – si affaccia sul panorama musicale nazionale con questo disco, registrato negli studi della neonata etichetta Tone Deaf Records.

You Know It è materiale altalenante con poche impennate, ma fatto in una chiave folk che sta decisamente nelle corde di FG. “Cercavo un modo sincero per esprimere alcuni stati d’animo euforici, meditativi o di profondo abbattimento – racconta il musicista – mi piace pensare di aver vissuto momenti comuni a tante persone, da qui il titolo You Know It: sai di cosa sto parlando, siamo simili, e non devo spiegarti tanto per capirlo”. Composto da 12 brani, è aperto dal blues di Giggrind, cui segue Screaming Parrot Blue, il pezzo più “Harrisoniano” e sicuramente uno dei più psych/pop del disco. “Il Parrot Blue di cui parlo sarebbe l’impalpabile uccellino simbolo dell’ispirazione creativa: afferralo e se ne svolazzerà via all’istante!”. Day of the Dead invece è stato scritto la mattina del Día de los Muertos messicano. “È un blues lento e cupo, riflesso di una giornata per la verità abbastanza allegra. Alla fine del testo si fa riferimento a un possibile ritorno dei defunti sulla terra, immagine in pieno stile Fulci, in effetti”. Ignorance – (Avidyā)  termine sanscrito che designa l’ignoranza nel buddhismo, considerata uno dei mali (veleni) supremi, radice delle emozioni afflittive e causa del perpetuarsi delle esistenze terrene dominate dalla Legge del Karma, è una riflessione sulla limitatezza dei sensi come strumenti di giudizio della nostra presunta realtà. Brano che rappresenta uno dei momenti più alti dell’album insieme con NGC 6543, un pezzo articolato, con una lunga introduzione al mellotron che sfocia nello space folk,  i cui versi cosmogonici (o cosmoironici, come suggerisce l’autore) sanno di primo Battiato, quello di Fetus,  quando sperimentava fra avanguardia e altre velleità. VivE Le Rock!

 

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