La Parma a Cinque stelle compie due anni e il sindaco Federico Pizzarotti festeggia su Facebook. “Oggi sono 2 anni precisi precisi di mandato politico della mia squadra di giunta, e più di 350 milioni di debito in meno che gravano sulla schiena dei parmigiani”. Il primo cittadino non fa un bilancio vero e proprio, ma si limita a indicare le conquiste della sua amministrazione, indicando sulla sua pagina il link agli #AttiConcretiParma, una timeline che raccoglie tutte le iniziative concrete portate avanti dal Comune.

Nessun accenno alle polemiche degli ultimi mesi, agli scontri a distanza via web con Beppe Grillo e con Gianroberto Casaleggio che hanno fatto vacillare la sua posizione all’interno del Movimento, facendo precipitare il sindaco della Stalingrado Cinque stelle dalla gloria di quel 21 maggio 2012, quando conquistò a sorpresa il Municipio alla vecchia politica, fino alla censura da parte dei vertici per il suo comportamento troppo istituzionale e poco rivoluzionario, a volte non in linea con i principi del Movimento. “Utilizzare l’approccio da padre di famiglia, del buon senso – raccontava qualche tempo fa Pizzarotti al fattoquotidiano.it – è sempre stato un modo di dire del M5S. Ed è quello che cerco di fare io, non con gesti eclatanti, ma con il lavoro costante di tutti i giorni e l’impegno per cercare di risolvere le cose”.

Inceneritore e differenziata. Qualche gesto eclatante in più però qualcuno se lo aspettava, a partire dalla vicenda inceneritore. Lo ha rimarcato Casaleggio, ricordando il caso del forno di Ugozzolo come la più sonora sconfitta del primo cittadino, un impegno non mantenuto per cui Pizzarotti dovrebbe rimettere in discussione il suo mandato. L’inceneritore brucia dalla fine di agosto 2013 e a nulla sono valsi i tentativi per vie legali del sindaco di bloccare un iter già avviato. La minoranza glielo rinfaccia, parlando di promesse non mantenute e perfino nella maggioranza ci sono state crepe proprio a causa del forno. Pizzarotti continua a ribadire che la guerra continua, che si va avanti a lottare sul piano regionale di gestione dei rifiuti e sulla differenziata porta a porta, estesa a tutta la città negli ultimi due anni e arrivata oltre il 66 per cento, ma l’immondizia in città rimane un problema di primo piano. La minoranza in consiglio comunale punta il dito sui problemi di degrado legati al nuovo sistema di raccolta, e anche sul rapporto ambivalente del Comune con la multiutility Iren che gestisce l’impianto e che garantisce a Parma i dividendi delle azioni: “Ma io – risponde Pizzarotti – devo fare quello che fanno tutti i sindaci, anche del Movimento 5 stelle. Parlo con tutti, non ci vado in vacanza, è diverso”.

Debito e partecipate. Il primo problema che Pizzarotti ha dovuto affrontare in Comune è il debito di oltre 800 milioni di euro lasciato dalla passata giunta di Pietro Vignali. Con i Cinque stelle la voragine si è ridotta di 350 milioni, anche grazie al fallimento di una delle società partecipate, che il sindaco aveva osteggiato fino all’ultimo. Anche per questo, se da un lato Pizzarotti canta vittoria, dall’altro qualcuno gli ricorda che la strada è ancora in salita. “Il problema non è il debito del Comune, ma quello delle partecipate” si oppone la commissione Audit per il debito pubblico, che rinfaccia al sindaco Cinque stelle di essere sceso a compromessi con le banche e i poteri forti della città e di avere adottato una gestione commissariale con aliquote al massimo che gravano sui cittadini. Il sindaco però parla di percorso obbligato e promette: “Il debito calerà progressivamente, man mano che verranno disinnescate situazioni come quella delle partecipate, che stiamo chiudendo progressivamente. Avevamo un binario con pochi spazi di manovra, perché se devi recuperare un debito e le entrate dello Stato diminuiscono, non ci sono altre strade. Il debito non si può rinegoziare”.

Il lavoro non è facile, soprattutto in una città con un passato come Parma, e tanti obiettivi della campagna elettorale sono ancora lontani, anche per la mancanza di risorse: “Le amministrazioni partono dal momento finale della precedente – ammette Pizzarotti – È come se fosse una staffetta. Se sono velocissimo, ma se quello che davanti a me è stato lentissimo, nell’ultimo tratto potranno dare la colpa a me se arrivo ultimo, ma bisogna guardare al contesto. La nostra missione è molto più complessa di altre amministrazioni, perché dobbiamo cercare di cambiare l’approccio alla politica con delle azioni che siano piccole ma che siano vicine ai cittadini”.

Macchina comunale e sindacati. Una delle questioni scottanti è il rapporto con i dipendenti comunali e i sindacati, con cui Pizzarotti è in rotta di collisione dall’inizio del suo mandato. Nodo del contendere è il taglio al fondo di produttività e agli incentivi dei lavoratori pubblici, che ha causato una scia di scioperi e di polemiche tra i dipendenti. Il rapporto con i sindacati poi, è teso su più fronti. L’accusa che si muove al sindaco è di non perseguire quella trasparenza e quella partecipazione predicata dal Movimento, e soprattutto di non accettare il confronto con le parti. D’altra parte, una delle grandi difficoltà di Pizzarotti è stata proprio quella di lavorare con la macchina comunale così come era stata lasciata in eredità da Vignali. “Se hai un comune che funziona benissimo, vivi di rendita – spiega – se subentri in una struttura complessa con molte vicissitudini, come gli arresti, la fiducia va riconquistata nel tempo. È come sollevare un’azienda in forte difficoltà, ma serve del tempo”. Difficile poi è anche cambiare le cose da soli, senza il controllo della macchina amministrativa e senza risorse. “Su temi che incidono pesantemente sul bilancio, lo Stato ha tolto tanta autonomia in questi anni”, continua il sindaco, puntando il dito sulla progressiva eliminazione dei poteri discrezionali e di autonomia dei sindaci, come “il fatto di non poter assumere persone a tempo determinato, che impedisce l’autonomia e un aiuto concreto nel raggiungere gli obiettivi di mandato”.

Tagli, partecipazione e trasparenza. Di cambiamenti con l’arrivo dei Cinque stelle in Comune ce ne sono stati, e tutti sul fronte dei tagli e della trasparenza. Si è cominciato con la vendita delle auto blu su cui prima viaggiava la giunta e con l’eliminazione dei biglietti gratis a teatro e allo stadio per consiglieri e assessori. Poi la sforbiciata sugli stipendi del sindaco e degli assessori del Movimento, sulle spese di missione diminuite dell’80 per cento, sulla riduzione delle consulenze esterne e degli sprechi. Anche sul fronte della trasparenza si sono fatti passi avanti, con la diretta streaming dei consigli comunali e la pubblicazione online delle delibere e degli atti del Comune. Ci sono state anche prove di partecipazione come la Giornata della democrazia, da cui è nato il nuovo regolamento comunale discusso con una rappresentanza dei cittadini, che riporterà a Parma i consigli di quartiere volontari e aggiungerà al consiglio comunale un consigliere extracomunitario senza diritto di voto per la rappresentanza degli stranieri.

Privatizzazioni, cementificazione e ius soli. Tuttavia non per tutti il dialogo Cinque stelle funziona. La commissione Audit contesta a Pizzarotti di non ascoltare i comitati cittadini, come invece promesso in campagna elettorale, e di volere privatizzare palazzi storici come il complesso di San Paolo e quello del Governatore, cercando finanziamenti privati per sostenerli e gestirli. “Non è un modo di svendere il patrimonio pubblico – chiarisce il sindaco – ma di salvaguardarlo mantenendo la sua funzione, dopo che per anni è stato trascurato”. Ci sono poi le scelte che vanno quasi in contrasto con i principi del M5S, come il tentativo di privatizzare parzialmente il trasporto pubblico locale o l’introduzione della cittadinanza civica per figli di immigrati regolari. E poi decisioni che hanno creato malumori nella stessa maggioranza, come i centri commerciali ereditati dal passato, approvati in contrasto al principio dello stop al consumo di suolo. “Non si poteva tornare indietro, c’erano contratti già sottoscritti” aggiunge il sindaco, che assicura però che “nel nuovo piano comunale toglieremo milioni di metri cubi”.

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