Il liquore “fatto in casa” dalle suore rischia di finire nelle fogne, ma il popolo del web non ci sta. L’invito a salvare la genziana delle suore del monastero di San Gregorio (L’Aquila) rimbalza in queste ore sulla Rete. A scatenare il fenomeno virale di foto con l’hashtag #savethegenziana è stata l’ordinanza del vicesindaco dell’Aquila Nicola Trifuoggi, con cui è stata disposta la distruzione di 111 litri del pregiato liquore, sotto sequestro da diversi mesi insieme a 48 litri di limoncello, 8 di liquore al limone-arancio, 6 di liquore al caffè, 30 chili di ortaggi e tre chili di miele. Tutti prodotti casalinghi sprovvisti di etichetta, e per questo motivo non tracciabili.

A destinare alla distruzione tanto “ben di Dio” è l’articolo 18 del regolamento Ce numero 178 del 2002, ma sono in tanti a chiedere che la genziana venga risparmiata. Si tratta della seconda ordinanza in pochi mesi che decreta la fine dell’amato liquore dal colore giallo arancio, tanto noto nel centro-sud Italia per il suo sapore intenso e per le proprietà digestive. Lo scorso mese di dicembre, i carabinieri del Nas di Pescara hanno eseguito un controllo nei locali della casa famiglia Immacolata Concezione, gestita da quattro suore zelatrici del Sacro Cuore, e si sono trovati di fronte una produzione casalinga di liquore da far invidia agli appassionati bevitori. Le religiose, che hanno un regolare permesso di somministrazione di alimenti, avrebbero dichiarato che le bottiglie di genziana erano per uso personale, ma a nulla è valso.

Infatti, è subito scattato il verbale, e di conseguenza l’ordinanza del sindaco per la distruzione del liquore. E’ stato anche aperto un fascicolo penale a carico delle religiose, difese dall’avvocato Giovanni Pasanisi che ha subito fatto ricorso. Ma ecco arrivare la seconda ordinanza, che questa volta porta la firma del vicesindaco Trifuoggi, ex procuratore della Repubblica dell’Aquila e di Pescara, il quale ha prima annullato la precedente ordinanza sindacale per la mancanza del requisito di convalida del sequestro sanitario, poi ha disposto “la distruzione, con successivo smaltimento delle sostanze alimentari sequestrate”. Le bottiglie e gli altri prodotti giacevano da troppo tempo in magazzino, una sorta di purgatorio prima della decisione finale.

“Non si può fare altro, l’autorità comunale non ha alternative” spiega Trifuoggi a ilfattoquotidiano.it. Secondo il racconto del vicesindaco “sono intervenuti i Nas per un controllo nelle cucine della casa famiglia e hanno trovato alimenti non in regola, così li hanno sequestrati con denuncia amministrativa e penale. Le suore possono fare ricorso al giudice di pace, altrimenti si procederà alla distruzione. E’ un problema davvero piccolo rispetto a quelli che affliggono la città dell’Aquila, ma certo, da amante della genziana ammetto che sia un peccato, anche se non garantisco sulla qualità perché nessuno di noi l’ha assaggiata”. Una fine che gli appassionati del genere non possono accettare, né tanto meno le suore, già sul piede di guerra. Ora avranno 60 giorni di tempo per salvare il frutto del loro paziente lavoro, impugnando ancora una volta il provvedimento. Ma c’è anche un’altra strada, quella che permette di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ così che, per salvare la genziana, non rimane che chiedere la grazia.

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