L’imperturbabile Governatore Stefano Caldoro stamane si è visto arrestare anche il presidente del Consiglio regionale della Campania (si era autosospeso perché candidato alle prossime elezioni europee nelle liste Ncd) il sorridente Paolo Romano. Insomma solo il presidente della Regione non si accorge che palazzo Santa Lucia tra inchieste, arresti, scandali – uno tra l’altro riguarda Sandro Santangelo,  capo della segreteria e compagno politico di una vita – sta crollando.  

Lui, Caldoro è attento e schiva ogni calcinaccio, lui Caldoro è sempre alla giusta distanza dagli accadimenti; lui, Caldoro è corretto e democristianamente educato. Con il solito pacato aplomb da copione dirà : “Sono garantista, fiducia nella magistratura e piena solidarietà a Romano che saprà dimostrare la sua innocenza”. Non è farina del suo sacco. E’ il software di cui è programmata la sua azione politica. Una sorta di pilota automatico. A parte le chiacchiere formato spot elettorali la Regione Campania è ferma al palo. Un’istituzione umiliata dall’esperienza incolore e inodore di Antonio Bassolino e che trova in Stefano Caldoro una sorta di bomboniera senza confetti.

La Campania non cresce, i problemi vengono messi sotto al tappeto e buona parte delle risorse sono utilizzate scientificamente per irrorare gli affluenti clientelari. E’ sempre la stessa, maledetta, endemica storia fatta di genuflessioni, sepolcri imbiancati, amici degli amici, galoppini, faccendieri e strane entità di collegamento. Un’istituzione piegata, piagata e umiliata a soli scopi di potere e di equilibri politici locali, nazionali e di corrente. Il grande governatore-timoniere anche con Forza Campania, la corrente-partito ispira alla figura dello statista Nicola Cosentino, temporaneamente recluso con due dei suoi fratelli nel carcere di Secondigliano – è riuscito a trovare un accordo. A sancirlo è arrivato l’ex ministro Raffaele Fitto, candidato alle Europee e condannato a 4 anni per corruzione. Del resto i voti sono voti e non puzzano. Ed è toccato al pregiudicato Silvio Berlusconi intervenuto in video conferenza all’assemblea ringraziare Fitto e allisciare Caldoro definendolo un esempio concreto di governo.

Appunto. Qui viviamo il tempo all’incontrario, c’è poco da fare. Se solo provi a narrare queste storie a un non italiano, mi è capitato, ti fulmina: “Voi napoletani avete una fantasia creativa”. Senza parole.

Dello statista Paolo Romano nel suo curriculum politico figura non una grande esperienza o doti particolari ma la sua fedeltà a Nicola Cosentino e il portafoglio e le relazioni del suocero Carlo Catone, ras dell’autotrasporto e della logistica in Terra di Lavoro ma anche proprietario di società in Italia e all’estero e ultimamente anche di Ipercoop. A fine anni Novanta, l’imprenditore Romano che ha sposato la figlia di Catone, Mina, viene eletto nelle fila di Forza Italia consigliere comunale a Capua. E con i giusti agganci – il 16 aprile 2000 – prende il volo e finisce in Consiglio regionale. Cinque anni dopo nonostante 8.966 voti di preferenza sarà un ripescaggio a riportarlo a Palazzo Santa Lucia.

E’ il suocero ad aiutarlo pesantemente, nonostante la famiglia si è vista arrestare Castrese Catone, figlio di Carlo e cognato di Romano per un’inchiesta. Romano può contare anche sul sostegno di Nicola Cosentino, che avrà sempre un occhio di riguardo per Paolo. Con quasi 18mila voti Romano approda all’assemblea di Santa Lucia. Ultimamente – visti i problemi giudiziari dei Cosentino – Romano si defila un po’. Core ingrato canterebbe il compianto Mario Merola. E’ non è una sceneggiata.

Di buon mattino i finanzieri del Comando provinciale di Caserta hanno arrestato il sorridente Romano che poi anche lui si renderà conto ora che tanto da ridere non c’è. Sarebbe il caso caro Governatore – viste le tante inchieste – di inoltrare le dimissioni e lo scioglimento del Consiglio? 

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